Durante la presentazione del programma di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, l’impressione generale era quella di assistere a un evento fuori dalla realtà. Tra discorsi ispirati e promesse di un futuro radioso, il Sindaco Francesco Miccichè e il Direttore Generale della Fondazione sembravano parlare a un pubblico di “marziani”, ignorando completamente le difficoltà quotidiane e le esigenze basilari dei cittadini agrigentini.

Promesse lontane dalla realtà

Tra le dichiarazioni spiccano riferimenti alla ristrutturazione del Carcere di San Vito, alla valorizzazione del Parco Icori, e a nuove strutture che richiederebbero almeno 12 mesi di lavoro e un budget di 5 milioni di euro. Domande spontanee sorgono: perché non si è parlato di queste cose due anni fa? Perché queste idee non sono state integrate nella pianificazione strategica fin dall’inizio?

Assenze significative

La credibilità dell’evento è stata ulteriormente minata dall’assenza di due figure chiave: il Ministro della Cultura Alessandro GIULI e il Presidente della Regione Siciliana Renato SCHIFANI. La loro mancanza rappresenta un segnale di delegittimazione per un progetto che avrebbe dovuto avere un forte sostegno istituzionale.

Il programma: bricolage di eventi già esistenti

Il programma per il 2025 si presenta come un’assemblaggio di eventi già esistenti, come spettacoli e mostre del cartellone del Teatro Luigi Pirandello o attività del Parco Archeologico. Eventi storici come il Carnevale di Sciacca, che da oltre 100 anni si svolge in modo indipendente, sono stati inseriti nel calendario senza alcuna innovazione, riducendo il valore aggiunto del titolo di Capitale della Cultura.

Tra i progetti menzionati nel business plan del 2022, molti sono oggi inesistenti o non realizzati. Strutture come il Parco Icori non sono operative e progetti culturali legati ai temi dei “quattro elementi” di Empedocle appaiono più come intenzioni teoriche che come iniziative concrete.

La critica del Codacons

Giuseppe Di Rosa, rappresentante del Codacons, ha definito il progetto una “truffa culturale”. Secondo Di Rosa, la candidatura è stata usata per ottenere visibilità, senza però una reale pianificazione per trasformare Agrigento in una città pronta a rappresentare il meglio della cultura italiana.

Problemi irrisolti

Mentre si parla di grandi progetti per il 2025, i problemi quotidiani degli agrigentini restano irrisolti. Bagni pubblici, trasporti efficienti, e manutenzione delle aree urbane sono ancora una chimera. Anche i fondi promessi per strutture culturali e ricreative sembrano più un sogno che una realtà.

Conclusione

Agrigento 2025 rappresenta un’opportunità unica per la città, ma rischia di trasformarsi in un’occasione mancata. Senza una revisione critica del programma, che integri progetti realmente innovativi e sostenibili, il prestigioso titolo potrebbe rivelarsi solo una medaglia vuota, incapace di lasciare un’eredità significativa.

Report Sicilia continuerà a monitorare gli sviluppi di questo progetto, dando voce alle critiche costruttive e alle reali necessità della comunità agrigentina.

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