Agrigento, sfregio al prospetto del Palazzo Comunale: installati 4 cavi in rame. Ma la Soprintendenza dorme?
Quattro cavi in rame sono stati installati verticalmente sul prospetto principale del Palazzo Comunale di Agrigento, storico ex convento dei Padri Domenicani del XVII secolo, oggi sede del Municipio e del Teatro Luigi Pirandello.
I cavi – ben visibili e uno per ciascuna finestra del piano nobile – deturpano senza alcun ritegno una delle facciate più rappresentative del centro storico, sottoposta a vincolo diretto della Soprintendenza ai Beni Culturali.
Il Codice dei Beni Culturali parla chiaro:
“È subordinata ad autorizzazione della Soprintendenza qualunque intervento su beni culturali, inclusa l’installazione di impianti tecnologici.” (Art. 21, D.Lgs. 42/2004)
Ma chi ha autorizzato questo intervento? Esistono documenti pubblici? È stato fatto un progetto?
E soprattutto: la Soprintendenza dov’era? Perché tace? Perché consente al Comune di fare ciò che ai cittadini sarebbe vietato?
Un Comune che viola le leggi che impone ai cittadini
Agrigento è la città dove il Comune ordina demolizioni per minime irregolarità urbanistiche, ma allo stesso tempo agisce in modo arbitrario su beni storici vincolati, senza trasparenza e senza alcun rispetto per la propria identità architettonica.
La domanda nasce spontanea: possiamo ancora affidarci a una Soprintendenza che non tutela, ma assiste passivamente alla distruzione del patrimonio?
Il caso Villa del Sole e la complicità della Soprintendenza
Non è la prima volta che la Soprintendenza di Agrigento viene chiamata in causa.
Solo pochi mesi fa, nel caso della demolizione della storica Villa del Sole, anziché proteggere un bene architettonico con valore simbolico e sociale, ha avallato una variante urbanistica che ha cancellato l’area verde e l’edificio, per fare spazio a un nuovo asilo – peraltro in zona vincolata.
La Soprintendenza, da garante del patrimonio, si è trasformata in passacarte amministrativa, incapace di opporsi a decisioni politiche anche quando palesemente contrarie alla tutela del territorio.
Ha ragione chi chiede l’abolizione delle Soprintendenze?
In questo contesto di assenza cronica, silenzio e contraddizioni, risuona attuale e provocatoria la proposta lanciata da più parti, tra cui la Lega, che in un recente editoriale su “Il Roma” ha parlato chiaro:
“Le Soprintendenze non tutelano nulla. Sono solo un freno alla valorizzazione e alla libertà dei territori.”
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Agrigento sembra incarnare perfettamente questo fallimento istituzionale: mentre la Capitale della Cultura 2025 cade a pezzi, chi dovrebbe vigilare si gira dall’altra parte.
Serve trasparenza, responsabilità e rispetto per la storia
Report Sicilia chiede ufficialmente alla Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento e al Comune di mostrare pubblicamente le autorizzazioni per l’installazione dei cavi.
In assenza di tali documenti, si tratta di interventi potenzialmente abusivi, anche se compiuti da un ente pubblico.
Non si può parlare di tutela se chi governa non dà il buon esempio.
Non si può essere “capitale della cultura” se si sfregiano impunemente i simboli della propria memoria architettonica.
E non si può più chiedere ai cittadini il rispetto della legge, se chi la rappresenta la viola per primo.