La 36ª edizione della classifica sulla Qualità della Vita 2025 del Sole 24 Ore, pubblicata oggi, rappresenta un verdetto impietoso per l’amministrazione agrigentina e per la gestione dell’anno da Capitale Italiana della Cultura. La provincia si piazza al 95° posto su 107 province italiane, guadagnando appena una posizione rispetto al 2024. Un risultato deludente che conferma il sostanziale fallimento di un’opportunità irripetibile.
I numeri della sconfitta agrigentina
Guardando agli indicatori specifici della provincia di Agrigento, il quadro risulta ancora più desolante. La classifica finale al 95° posto nasconde una serie di dati allarmanti:
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Ricchezza e consumi: 96° posto, con una variazione di +3 posizioni rispetto al 2024
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Affari e lavoro: 96° posto, con un crollo drammatico di -34 posizioni
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Giustizia e sicurezza: 3° posto, con un balzo di +27 posizioni — l’unico dato realmente positivo
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Demografia e società: 100° posto, con una perdita di -2 posizioni
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Ambiente e servizi: 87° posto, con un miglioramento di +8 posizioni
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Cultura e tempo libero: 104° posto, con un arretramento di -3 posizioni
Il paradosso è evidente: la Capitale Italiana della Cultura 2025 si piazza al 104° posto su 107 province proprio nella categoria “Cultura e tempo libero”. Un risultato che suona come una beffa per una città che avrebbe dovuto vivere il suo anno di massimo splendore culturale.
La performance migliore e peggiore
Secondo i dati del Sole 24 Ore, Agrigento registra il primo posto assoluto per la percentuale di amministratori comunali con meno di 40 anni (39% contro una media nazionale del 26%). Un primato che suona però anche questo come beffa: giovani amministratori che non hanno saputo sfruttare la storica opportunità di rilanciare il territorio.
All’opposto, la provincia occupa l’ultimo posto (107° su 107) per organizzazioni non profit ogni 10.000 abitanti: solo 34 contro una media nazionale di 66. Un dato che fotografa la fragilità del tessuto associativo e della società civile agrigentina
La qualità della vita per fasce d’età
Gli indici generazionali confermano il quadro critico
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Bambini: 89° posto in classifica, con un punteggio di 363,0
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Giovani: 17° posto, con un punteggio di 556,6 — l’unico dato confortante
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Anziani: 106° posto, con un punteggio di 353,6
Se per i giovani Agrigento mostra segnali di vivibilità, per gli anziani la provincia è quasi ultima in Italia, evidenziando gravi carenze nei servizi sanitari, assistenziali e di welfare.
I nodi strutturali irrisolti: crisi idrica e infrastrutture
Il fallimento della gestione riflette i mali strutturali di Agrigento che nessun anno da Capitale della Cultura poteva mascherare. La crisi idrica ha raggiunto livelli drammatici nel corso del 2025. Le dighe San Giovanni e Furore, che servono la provincia, si trovavano in condizioni critiche. Il sistema idrico provinciale è rimasto al collasso, con perdite superiori al 50% dell’acqua dovute a reti obsolete che avrebbero richiesto un rifacimento generale.
Un paradosso: la città presentava al mondo il suo patrimonio culturale mentre gli agrigentini non avevano acqua corrente garantita. Le infrastrutture urbane, vecchie e degradate, non sono migliorate. Il decoro della città è rimasto precario: strade piene di buche, servizi pubblici inadeguati, manutenzione ordinaria inesistente.
Un’occasione irripetibile gettata al vento
L’amministrazione agrigentina guidata dal sindaco Francesco Miccichè ha avuto l’opportunità più grande della storia recente del territorio: trasformare l’attenzione mediatica e i finanziamenti pubblici in un vero rilancio della città e della provincia. Aveva milioni di euro, aveva un palcoscenico mondiale, aveva il riconoscimento del Ministero della Cultura.
Ha scelto la strada della gestione approssimativa, del caos organizzativo, della mancanza di visione strategica. Ha scelto di privilegiare la corsa ai progetti su carta rispetto alla realizzazione concreta di infrastrutture e nuove opere permanenti. Ha scelto di non risolvere i problemi strutturali che continuano a pesare come macigni sulla qualità della vita dei cittadini.
Agrigento resta invischiata nella sofferenza strutturale del Meridione, mentre il titolo di Capitale della Cultura 2025 rischia di essere ricordato più per le polemiche che per i risultati.












