C’è chi commenta con numeri, chi con comunicati stampa, e poi c’è chi – come Sergio Criminisi – racconta le disgrazie agrigentine con l’arma più tagliente di tutte: la satira.

La rottura della condotta idrica principale, che ieri ha mandato in tilt mezza Agrigento, trasformando le strade in fiumi e piazze in laghi, diventa nelle mani di Criminisi un’icona grottesca e tragicamente veritiera. Nella sua vignetta, un cittadino disperato tenta di sollevare l’intera città con le sue braccia, mentre un potente getto d’acqua emerge da sotto terra, trascinando tutto nel caos. E sopra quella fragile base, oscillante e precaria, le tre torri simbolo dello stemma di Agrigento vacillano come castelli di carta.

“Oh beddramàtri… Tinitivi forti picciò!” grida il protagonista, una figura caricaturale che però rappresenta ogni agrigentino: stanco, preoccupato, ma ancora capace di ironia.

La vignetta – pungente e precisa – fotografa meglio di mille reportage la condizione della “Capitale della Cultura 2025”, che si presenta al mondo con eventi e spettacoli ma non riesce a garantire nemmeno il diritto all’acqua. Una città in cui le priorità si rovesciano, come la stessa piattaforma su cui poggia il suo fragile orgoglio.

Con una matita e uno sguardo impietoso ma affettuoso, Sergio Criminisi ci ricorda che ridere è anche resistere. E che, forse, solo l’ironia può farci restare in piedi… mentre tutto intorno affonda.

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