La fotografia è nitida, impietosa e difficilmente contestabile.
Arriva dall’ultima edizione del Maqi – Municipal Administration Quality Index, l’indice elaborato da Il Sole 24 Ore che misura la qualità e la capacità dell’amministrazione comunale attraverso parametri tecnici: struttura dell’apparato, comportamento della classe politica, gestione finanziaria, programmazione, investimenti, competenze interne.
Agrigento è al 111° posto su 112 città italiane.
Terzultima in Italia.
Peggio fa soltanto Catania.
E immediatamente sopra di noi si collocano Isernia e Trapani.
Un risultato che non sorprende chi vive quotidianamente una città dove gli uffici arrancano, i servizi si deteriorano e la programmazione sembra essere diventata un esercizio retorico più che amministrativo.
Un indice che misura la macchina amministrativa, non la qualità della vita
È bene chiarirlo da subito: il Maqi non misura la qualità della vita, né l’offerta culturale, né il turismo.
Valuta esclusivamente la macchina amministrativa, cioè la capacità effettiva del Comune di:
-
programmare interventi;
-
investire con continuità;
-
costruire progettualità;
-
mantenere strutture e uffici efficienti;
-
riscuotere tributi;
-
garantire stabilità politica e amministrativa.
Tre le dimensioni principali dell’indice:
-
Struttura dell’apparato
– livello di istruzione dei dipendenti
– consistenza degli organici
– ricambio generazionale e turnover -
Governance politica
– profilo professionale di sindaco e assessori
– equilibrio di genere
– stabilità delle giunte
– qualità della leadership -
Gestione finanziaria e capacità di investimento
– rigidità della spesa
– capacità di riscossione
– quota di investimenti realmente attivati
Agrigento ottiene un punteggio pari a 100,71, tra i più bassi d’Italia. Un dato che certifica un problema strutturale e non episodico.
La Sicilia affonda negli ultimi posti: un segnale d’allarme regionale
Il quadro regionale è altrettanto allarmante:
Catania ultima, Agrigento terzultima, Trapani quartultima, Palermo in coda.
La Sicilia si conferma una delle aree più deboli del Paese per qualità amministrativa, con un impatto diretto sulla vita quotidiana dei cittadini:
-
tempi interminabili dei procedimenti;
-
uffici sottodimensionati e senza competenze aggiornate;
-
manutenzione urbana inesistente;
-
servizi sociali in affanno;
-
incapacità di intercettare fondi regionali, statali ed europei.
Agrigento: una governance che non riesce a programmare
L’indice Maqi racconta ciò che Report Sicilia denuncia da anni:
assenza di continuità amministrativa, incapacità progettuale, indebolimento degli uffici tecnici e dirigenziali.
Il Comune vive da anni una crisi strutturale:
-
turnover di dirigenti e funzionari, spesso senza sostituzioni;
-
competenze tecniche insufficienti rispetto alla complessità dei progetti;
-
precarietà politica e mancanza di indirizzo chiaro;
-
ricorso sistematico a incarichi esterni e consulenze;
-
incapacità di produrre bandi, progetti e investimenti.
E quando la macchina amministrativa non funziona, tutto il resto crolla: dai lavori pubblici alla gestione idrica, dalla cultura al commercio, dalla manutenzione al sociale.
Non è una sentenza, ma un campanello d’allarme per una città che continua a perdere terreno
Il Maqi non è una condanna, ma una fotografia.
E la foto dice chiaramente che Agrigento non possiede oggi una macchina amministrativa in grado di sostenere lo sviluppo, né tantomeno di affrontare sfide come:
-
la crisi idrica,
-
l’emergenza sociale,
-
la pianificazione urbanistica,
-
la gestione dei fondi pubblici,
-
le opportunità della programmazione europea 2021–2027,
-
l’anno da Capitale Italiana della Cultura.
Per risalire la classifica servirebbero:
-
un apparato tecnico ricostruito;
-
competenze aggiornate;
-
dirigenze stabili;
-
scelte politiche coerenti e non improvvisate.
Tutto ciò che oggi Agrigento non ha.
La domanda necessaria: di chi è la responsabilità di questo fallimento amministrativo?
Davanti a una delle peggiori performance amministrative d’Italia, una domanda diventa inevitabile — e Report Sicilia la rivolge al sindaco, alla giunta, ai dirigenti e all’intera deputazione regionale e nazionale che sostiene politicamente questa amministrazione.
Di chi è la colpa del collasso amministrativo certificato dal Maqi?
Perché Agrigento non può più permettersi di scivolare in fondo a ogni graduatoria.
Perché non è solo un punteggio:
è la misura della qualità della nostra vita quotidiana, del futuro della città, della credibilità delle istituzioni.
E soprattutto:
è il fallimento di un’intera classe dirigente.
Report Sicilia continuerà a monitorare, analizzare e denunciare.
Perché la città merita risposte — non numeri, non slogan, non passerelle.
Merita amministrazione vera.

