Quando, il 27 settembre, Giuseppe Di Rosa ha tenuto la sua diretta puntando il dito contro l’immobilismo amministrativo, molti l’hanno ascoltato come semplice lamentela. Ma oggi — 1° ottobre — il destino gli ha dato ragione in modo drammatico: l’ennesimo temporale ha messo a nudo, senza possibilità di smentita, le falle strutturali della città che lui aveva evidenziato.

La diretta del 27: più che una denuncia, un anticipo della catastrofe

Nella sua diretta, Di Rosa non parlava di scenari lontani: denunciava assenza di manutenzione ordinaria, caditoie intasate, mancati interventi preventivi, nessuna cura per il dissesto idrogeologico. Queste non erano promesse tradite, ma omissioni sistemiche che da tempo gravano su Agrigento.

Queste sue parole — pronunciate dopo il temporale del 26 settembre — oggi risuonano come una profezia. Il 1° ottobre, la pioggia ha trasformato quartieri come Cannatello, San Leone e Fiume Naro in zone di emergenza, confermando che non si trattava di casi isolati, ma di un problema strutturale.

Viale Cannatello e le fogne esplose: la testimonianza più feroce

Una pagina di Report Sicilia intitolata “Viale Cannatello allagato dopo 5 minuti di pioggia: fogne esplose e inquinamento ambientale” descrive in modo crudo ciò che accadde durante l’episodio del 27. In quei pochi minuti, tombini saltarono, liquami irruppero sulla carreggiata, contaminando l’ambiente e mettendo a rischio la salute dei cittadini. Report Sicilia.it

In quell’articolo si denunciava come non fosse un evento estemporaneo, ma lo specchio della assenza di manutenzione cronica. Caditoie intasate, reti fognarie inadeguate e sistemi di smaltimento precipitato al collasso erano già ben presenti nel racconto cittadino. Report Sicilia.it

Oggi, in molti punti di Agrigento, si è rivissuto quel dramma: la stessa incapacità di scaricare le acque, la stessa esplosione di fogne, la stessa pioggia che diventa alluvione nel giro di minuti.

Agrigento “da Quarto Mondo”: un’analogia che urla verità

In un altro articolo, “Agrigento sempre più da ‘Quarto mondo’, ma non è una evoluzione”, si traccia l’immagine di una città che va oltre il concetto di Terzo Mondo per toccare livelli peggiori: strade allagate, fogne che si riversano nei pozzi, reti idriche intermittenti, spese faraoniche per “eventi” e poca cura per il tessuto urbano. Report Sicilia.it

L’autore ferisce con parole nette: “Chissà cosa pensavano stamattina gli automobilisti intrappolati nelle loro auto nel fiume di merda di Viale Cannatello.” Report Sicilia.it

Quella definizione — “Quarto Mondo” — oggi non sembra una provocazione, ma una realtà che troviamo sotto gli occhi mentre l’acqua scorre ovunque e mostra le ferite della città.

Il 1° ottobre conferma tutto

Quando il nuovo temporale ha colpito Agrigento, non ha fatto che confermare ciò che era già stato detto e documentato:

  • Le caditoie, se già mai pulite, si sono rivelate del tutto incapaci di drenare anche volumi minimi di pioggia.

  • Le reti fognarie, collaudate al disastro, sono esplose in più punti, riversando liquami su strade e marciapiedi.

  • Le strade si sono trasformate in torrenti, quartieri sono rimasti isolati, auto intrappolate, pedoni in difficoltà.

  • I beni culturali e le infrastrutture urbane — monumenti, piazze, spazi pubblici — non hanno resistito all’assalto dell’acqua.

Era tutto già preannunciato dalla diretta del 27. Oggi, la pioggia del 1° ottobre non lascia più spazio a dubbi: chi ha scelto di non intervenire non può nascondersi.

Il fallimento delle promesse, la fragilità strutturale

Il punto è questo: Agrigento ha bisogno di opere strutturali di prevenzione — sistemazione idraulica, manutenzione ordinaria, bonifica delle reti — non di passerelle mediatiche o promesse da calendario. Le amministrazioni che si sono succedute, pur avendo ambizioni culturali e turistiche, hanno sottovalutato o ignorato il cuore del problema: la tenuta del territorio, la sicurezza dei cittadini.

Una domanda che resta aperta

Ora che la città ha parlato attraverso l’acqua, resta da chiedere: cosa farà chi governa adesso? Servono risposte — subito — non altri proclami. La diretta di Di Rosa non era un attacco sterile: era un grido d’allarme che oggi, purtroppo, si è trasformato in cronaca.

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