disabile in carrozzina

Un’immagine che vale più di mille parole, quella condivisa da Sergio Criminisi, documentarista e cittadino attento al degrado urbano. Una persona con disabilità costretta a transitare sulla carreggiata, in mezzo al traffico serale, accompagnata da un familiare. Non per assenza di marciapiede – che esiste – ma perché totalmente occupato da auto parcheggiate selvaggiamente, impedendo il passaggio non solo a chi si sposta in carrozzina, ma anche a genitori con passeggini o persone anziane.

“Al porticciolo fanno multe. Bravi. Ma vi chiedo, per favore, di girare anche per le vie nevralgiche della città. Provate empaticamente a mettervi nei panni di chi vive queste difficoltà quotidiane. C’è soltanto da vergognarsi”, scrive Criminisi. E non ha torto.

Dove sono i controlli?

È il caso di ricordarlo: i controlli spettano alla Polizia Locale, che però – come già denunciato da Report Sicilia – viene spesso utilizzata per servizi non istituzionali, sottraendola alle attività fondamentali di controllo del territorio, viabilità e sanzione delle infrazioni.

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Il risultato? Disordine generalizzato, inciviltà e pericoli concreti, soprattutto per le fasce più fragili della popolazione.

Una città ostile alla fragilità

Ciò che dovrebbe essere normale – percorrere un marciapiede senza ostacoli – diventa impossibile. E non per fatalità, ma per assenza di prevenzione, controlli e rispetto delle regole. Le auto parcheggiate sui marciapiedi non ci finiscono da sole, e l’impunità è ormai la norma.

Una città che si proclama “Capitale della Cultura 2025” non può permettersi simili immagini. Perché la vera cultura è prima di tutto civiltà urbana, rispetto dei diritti e accessibilità.

Non servono sceriffi, servono amministratori presenti

“Non è fare lo sceriffo, ma il documentarista delegato”, conclude Criminisi. E ha ragione. Raccontare la verità di una città significa guardare in faccia i problemi, non nasconderli dietro eventi e passerelle.
Ora tocca al Comune – e in particolare al Comando della Polizia Locale e all’Assessore alla Viabilità – dare una risposta concreta. Non con le parole, ma con i fatti, i controlli e le multe. Quelle vere. Dove servono davvero.