Agrigento avrebbe dovuto chiudere il 2025 – l’anno della Capitale Italiana della Cultura – con un colpo di reni, con un mese finale capace di lasciare il segno, di mostrare finalmente al Paese ciò che per dodici mesi non si è visto.
Invece, il cartellone ufficiale di novembre e dicembre 2025, presentato ieri dal Comune, conferma nel modo più evidente il fallimento culturale di un progetto mai decollato.
Sfogliarlo significa avere la certezza che Agrigento non ha mai avuto un programma reale, strutturato, identitario.
Significa ammettere che questa Capitale della Cultura non è mai esistita, se non nelle dichiarazioni autocelebrative dell’amministrazione.
Un cartellone che sembra una festa di paese, non una Capitale della Cultura
Tra recital parrocchiali, mercatini, sagre, laboratori per bambini, degustazioni, tombolate, visite guidate generiche e pedalate di quartiere, il calendario appare per ciò che è:
una lunga lista di iniziative che potrebbe appartenere a qualunque paese sotto Natale, non a una città nominata Capitale Italiana della Cultura.
Nessun evento di livello nazionale.
Nessun grande nome.
Nessuna produzione artistica originale.
Nessun progetto curatoriale.
Nessuna mostra internazionale.
Nessun percorso innovativo.
Siamo di fronte al nulla culturale, spacchettato in decine di micro-eventi che riempiono la carta ma non lasciano traccia.
La nostra analisi: oltre l’80% degli eventi non ha alcun legame con la Cultura 2025
Dopo un’analisi completa del cartellone di novembre e dicembre, emergono categorie di eventi chiaramente fuori tema:
Eventi religiosi
Novene, messe, processioni, recital sacri.
Rispettabili, ma non sono cultura in senso ministeriale.
Mercatini e street food
Presenti quasi ogni settimana.
Non raccontano nulla dell’identità culturale della città.
Attività scolastiche e saggi
Coinvolgere le scuole è positivo, ma questi non sono eventi da Capitale della Cultura.
Cabaret e intrattenimento leggero
Nessun legame con il patrimonio, l’arte o la progettualità culturale.
Laboratori generici per bambini
“Lavoretti creativi”, “disegni”, “giochi”: attività da ludoteca, non da progetto nazionale.
Eventi sportivi non integrati in un percorso tematico
Passeggiate, marce, pedalate: belle iniziative comunitarie, ma totalmente scollegate dal tema culturale.
Mostre e presentazioni amatoriali
In molti casi riciclate da anni precedenti.
Il filo conduttore che manca è uno solo: la Cultura, quella vera.
Uno sforzo personale dell’assessore Cantone che non può salvare un progetto inesistente
Va dato atto all’assessore Carmelo Cantone di aver tentato, negli ultimi mesi, di mettere ordine in un disastro ereditato.
La sua presenza, il suo impegno quotidiano e la sua volontà di recuperare ciò che era irrecuperabile sono visibili.
Ma lo sforzo umano non può trasformare una somma di iniziative casuali in un progetto culturale degno di questo nome.
Non può sopperire alle responsabilità politiche di chi, per anni, ha presentato Agrigento 2025 come una rivoluzione e poi non ha prodotto né un’idea né un’identità.
La “sala piena”? Normale: erano presenti le associazioni finanziate
Qualcuno, ieri, ha provato anche a vantarsi della “sala gremita”.
In realtà non c’era alcun entusiasmo cittadino, né partecipazione spontanea.
A riempire le sedie erano principalmente:
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le 20 e più associazioni finanziate dal bando,
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presenti con almeno due rappresentanti ciascuna,
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per un totale di 40–60 persone garantite.
Una platea forzata, non una città coinvolta.
Non è partecipazione: è burocrazia che applaude a se stessa.
Il confronto con Asti e le città escluse: avevano ragione loro
Negli ultimi giorni, da Asti – città candidata con Agrigento – sono arrivate dichiarazioni durissime: il progetto agrigentino, dicono, era “debole”, “indifendibile”, “privo di struttura”.
E adesso è impossibile negarlo.
Report Sicilia lo aveva scritto mesi fa:
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“Agrigento Capitale della Cultura? Una truffa alle altre città candidate”
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“La Corte dei Conti conferma: nessuna programmazione”
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“Il grande bluff smascherato al Teatro Pirandello”
Oggi, di fronte a questo cartellone, quelle analisi non sono più critiche:
sono constatazioni oggettive.
Agrigento meritava molto di più
Agrigento, città millenaria, Patrimonio Unesco, culla di storia e archeologia, avrebbe meritato un anno di eventi capaci di:
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coinvolgere le università,
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attrarre artisti internazionali,
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produrre contenuti originali,
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valorizzare i quartieri,
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rigenerare gli spazi urbani,
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lasciare un’eredità concreta.
Invece resta un cartellone che somiglia a:
una festa patronale lunga due mesi, camuffata da Capitale Italiana della Cultura.
Un’occasione tradita.
Un progetto sprecato.
Un anno che si chiude senza lasciare nulla.
La domanda finale, inevitabile
Dopo aver visto il cartellone, il quadro è completo:
Dove sono finiti i soldi della Cultura 2025?
Chi ha beneficiato realmente di questo anno?
Quali opere restano?
Quale eredità viene consegnata alla città?
Sono domande che Agrigento merita.
E che Report Sicilia continuerà a porre, fino all’ultimo euro speso e all’ultimo documento depositato.

