Agrigento – Doveva essere il momento della riscossa, della trasparenza, del rilancio. E invece, la conferenza stampa tenutasi giorni fa nel foyer del Teatro Pirandello sui progetti futuri legati al titolo di Capitale Italiana della Cultura 2025, si è rivelata un boomerang. Un evento pubblico che ha confermato ciò che Report Sicilia denuncia da mesi: il progetto è stato gestito male, condizionato da logiche opache, e rappresenta una truffa ai danni delle altre città candidate.

La presidente della Fondazione, Maria Teresa Cucinotta, è apparsa visibilmente in difficoltà quando un giornalista di una testata nazionale le ha chiesto perché, dei tanti progetti inseriti nel dossier vincente, ne siano stati realizzati pochissimi. La sua risposta, a metà tra un’ammissione e una scusa, è stata: «Quando sono arrivata non c’era nulla». Alla domanda successiva – chi fosse il responsabile di questo stallo – la Cucinotta ha preferito sviare con una frase carica di imbarazzo: «E di chi doveva essere, di chi mi ha preceduto», evitando accuratamente di fare nomi ma lasciando trasparire una verità scomoda che tutti in sala conoscevano.

Quello che però la presidente si guarda bene dal dire, è che continua a parlare dei “suoi predecessori” come se il Consiglio di Amministrazione della Fondazione fosse cambiato. In realtà i sette componenti del CDAcinque avvocati, un dermatologo e un dipendente pubblicosono ancora tutti saldamente al loro posto, gli stessi che c’erano durante la gestione precedente e che oggi condividono con lei la responsabilità politica e gestionale del fallimento. Curiosamente, nessuno di loro era presente alla conferenza stampa, come a voler evitare domande, sguardi o responsabilità. Eppure, sono proprio loro che hanno accompagnato ogni decisione, ogni nomina, ogni progetto selezionato e ogni fondi stanziato.

Miccichè, Albergoni e il dossier tradito

E la risposta vera la conoscono in molti. Il dossier vincente era nato grazie alla visione dell’ex presidente Nenè Mangiacavallo, che aveva creato una squadra di professionisti e appassionati con cui aveva tessuto una fitta rete di relazioni con sponsor, enti culturali e istituzioni nazionali e internazionali. Una tela ambiziosa e concreta, che trovò attuazione formale grazie al progettista Roberto Albergoni, incaricato di strutturare il programma culturale.

Paradossalmente, proprio Albergoni, su esplicita volontà del sindaco Francesco Miccichè, fu nominato in seguito direttore generale della Fondazione, ma solo dopo che Mangiacavallo e il suo staff furono liquidati senza neppure un ringraziamento ufficiale. Un passaggio di consegne che ha segnato l’inizio di un progressivo svuotamento del progetto originario e della sua anima, basata sulla partecipazione e sull’identità culturale locale.

Il “fantasma” di Albergoni e l’ombra lunga sulla Fondazione

È proprio il “fantasma” di Roberto Albergoni a far discutere e a inquietare gli ambienti culturali agrigentini. Nonostante non ricopra più incarichi ufficiali, la sua influenza appare tutt’altro che svanita. Secondo quanto documentato da Report Sicilia, la mattina stessa della conferenza stampa è stato avvistato nel centralissimo Bar Milano, seduto in compagnia di Antonio Damasco, responsabile del progetto Portineria di Comunità, uno degli eventi finanziati e promossi direttamente dalla Fondazione Agrigento 2025, presieduta da Maria Teresa Cucinotta.

Un incontro che ha sollevato più di un interrogativo su possibili influenze e interessi ancora attivi all’interno della macchina organizzativa.

Se poi, come appurato nel corso della stessa conferenza, la gestione operativa attuale è nelle mani della dottoressa Margherita Orlando, già vicepresidente della Fondazione Meno, presieduta proprio da Roberto Albergoni e organismo che ha materialmente confezionato il dossier di candidatura, allora i conti tornano: il fantasma di Albergoni è tutt’altro che scomparso. È ancora lì, ben saldo al suo posto, a influenzare decisioni, strategie e nomine, all’interno di un progetto che avrebbe dovuto segnare il riscatto di Agrigento e che invece rischia di diventare un clamoroso fallimento annunciato.

Una Fondazione senza guida e un CDA immobile

Il CDA della Fondazione è ancora lo stesso: sette membri, tra cui cinque avvocati, un dermatologo e un impiegato pubblico, nessuno dei quali ha sentito il bisogno di chiarire pubblicamente il loro ruolo nel disastro attuale. La presidente Cucinotta, pur tentando di scrollarsi di dosso ogni responsabilità, continua a guidare una struttura che non ha rimosso né chi l’ha condotta all’empasse, né le logiche opache che l’hanno accompagnata.

Nel frattempo, i dati turistici parlano chiaro: a fronte di una propaganda che parla di +60% di presenze, la realtà racconta di un crollo del 40% da gennaio ad aprile 2025. E la stagione turistica, come ogni anno, inizierà a maggio e finirà a ottobre. Nulla è cambiato. Nessuna inversione di tendenza.

Il sogno tradito, la città ferita

Essere Capitale Italiana della Cultura doveva significare promuovere arte, cultura, storia, tradizioni e territorio. Ma ad Agrigento è stato fatto esattamente il contrario: sono stati finanziati progetti senza radici nel tessuto locale, come quello delle due ditte viennesi pagate 375.400 euro per concerti contemporanei con biglietti da 55 euro. Una scelta che esclude i cittadini e mortifica gli artisti locali.

Alla fine, dalla conferenza stampa è emerso ciò che molti pensavano e che Report Sicilia ha sempre scritto con chiarezza: il progetto Agrigento Capitale è stato una truffa, una messinscena, uno spot fallimentare. E lo dimostrano i volti, le domande rimaste senza risposta, gli incontri “casuali” nei bar del centro.

📹 Con l’articolo abbiamo pubblicato un estratto video della conferenza stampa: invitiamo tutti a guardarlo. Perché solo vedendo si capisce fino in fondo l’imbarazzo, il disagio e la verità che ormai non si può più nascondere.

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