A meno di 100 giorni dalla fine dell’anno da Capitale Italiana della Cultura, il sindaco Miccichè annuncia come evento “storico” l’apertura di un solo bagno pubblico.
Ad Agrigento, da domani mercoledì 8 ottobre, saranno finalmente fruibili i bagni pubblici nei locali “Ex Gil”, tra piazzale Fratelli Rosselli e via Imera. Il servizio sarà accessibile tutti i giorni dalle 8 alle 20, come comunicato con grande enfasi dal sindaco Francesco Miccichè, che ha definito l’intervento “atteso da tempo, di grande rilevanza e prioritario”.
Il primo cittadino, in una nota ufficiale, ha dichiarato:
“Si tratta di un intervento atteso da tempo, di carattere prioritario e di grande rilevanza, su cui abbiamo lavorato senza sosta, reso possibile dalla convenzione tra il Comune e il Parco Archeologico della Valle dei Templi. È un servizio necessario quanto essenziale al fine di rendere più vivibile, decorosa e civile la città di Agrigento a cittadini e turisti.”
Miccichè ha poi ringraziato il direttore del Parco, Roberto Sciarratta, aggiungendo che l’amministrazione sta lavorando “affinché Agrigento sia sempre più una città a misura d’uomo, elevando la qualità della vita e valorizzando il patrimonio culturale e turistico.”
Fin qui, tutto sembrerebbe normale. Se non fosse che mancano poco più di 100 giorni alla conclusione dell’anno in cui Agrigento è Capitale Italiana della Cultura, e il “grande traguardo” raggiunto viene celebrato con l’apertura di un solo bagno pubblico.
Non una rete di servizi igienici diffusi nei quartieri, non un piano urbano di decoro e accessibilità per turisti e residenti, ma un singolo bagno in una città di 55 mila abitanti, senza contare i visitatori che ogni giorno raggiungono la Valle dei Templi.
Eppure, la nota del sindaco sembra voler presentare l’inaugurazione come un evento di portata internazionale — una scena che, più che far sorridere, fa riflettere sul livello di degrado politico e amministrativo raggiunto.
Dopo le dichiarazioni “da manuale” sulla fontana di Villa Bonfiglio (“Siamo più europei”, disse allora Miccichè), ecco dunque l’ennesimo episodio che riassume perfettamente la distanza tra la retorica trionfale del Palazzo e la realtà quotidiana di una città che cade letteralmente a pezzi: strade distrutte, quartieri abbandonati, servizi essenziali inesistenti.
Non siamo più scioccati, non pensiamo più di essere su “Scherzi a Parte”.
Siamo semplicemente consapevoli — come la gran parte dei cittadini agrigentini e ormai anche del mondo — di avere davanti l’amministrazione più scarsa della storia millenaria di Agrigento, una città con oltre 2.600 anni di storia, ridotta a celebrare un bagno pubblico come se fosse la rinascita della civiltà.
Agrigento “Capitale della Cultura”?
Forse sì, ma della cultura del paradosso.

