Agrigento – Nessuno lo dirà nelle conferenze stampa, nessuno lo userà nei discorsi celebrativi, nessuno lo ammetterà pubblicamente.
Ma la verità ora è scritta nero su bianco.

La Corte dei Conti, con il referto definitivo approvato il 7 ottobre 2025, conferma integralmente tutte le criticità già segnalate da Report Sicilia fin dal primo momento: l’iniziativa Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025 non ha raggiunto i suoi obiettivi, non ha prodotto ricadute sociali, non ha generato sviluppo economico, e si è mossa dentro un quadro di caos organizzativo, confusione gestionale, mancanza di pianificazione e assenza di controllo.

Il passaggio chiave – contenuto alle pagine 191–196 del documento – è di una chiarezza che non ammette interpretazioni: Delibera_246_2025_Sicilia corte dei conti definitivo del 30.10.2025 solo pagine interessate

La Sezione conferma la sussistenza di una molteplicità di criticità nella fase organizzativa, programmatoria ed attuativa tali da porre a rischio la reale realizzazione degli obiettivi primari dell’iniziativa.

Tradotto: Agrigento 2025 non sta portando benefici alla città e al territorio.


Che cosa certifica la Corte, in sintesi

Alle pagine 191–196, il referto conclude che:

1. Gli obiettivi culturali e sociali non sono stati raggiunti

La “leva culturale” che doveva generare inclusione, crescita e identità condivisa non è stata percepita dalla popolazione.
È mancata partecipazione reale, coinvolgimento, continuità, radicamento.

2. Nessun impulso allo sviluppo economico del territorio

Non esistono dati che dimostrino:

  • Aumento significativo dei flussi turistici

  • Crescita delle attività culturali locali

  • Incremento dell’imposta di soggiorno

  • Effetti duraturi sul tessuto produttivo

Tutto è rimasto effimero, episodico, scollegato.

3. Confusione totale dei ruoli

Il rapporto tra:

  • Comune

  • Fondazione Agrigento 2025

  • Parco Archeologico

  • Soprintendenza

viene definito disorganico e non coordinato, con sovrapposizioni, ritardi e decisioni non coerenti.

4. Mancano controlli, monitoraggi, indicatori

La città ha speso e impegnato risorse al buio, senza:

  • Valutazioni dei costi

  • Analisi degli impatti

  • Strumenti di verifica dei risultati

5. I progetti del dossier originario NON sono stati realizzati come previsto

La Corte parla di:

Ritardi intensi e disallineamenti strutturali.

Tradotto: gran parte dei 44 progetti sono stati snaturati, ridotti o sostituiti da eventi estemporanei.


Il punto politico

La Corte non usa la parola, ma la logica è inequivocabile:

Agrigento 2025 è stata gestita come un enorme contenitore di eventi spot, una macchina di spesa pubblica senza visione e senza ricaduta sulla città.

E mentre:

  • La città resta senza acqua

  • Senza verde pubblico

  • Senza servizi

  • Con strade impraticabili

  • Con quartieri dimenticati

si è continuato a parlare di “rinascita culturale”.

La Corte, invece, parla di:

Fallimento degli obiettivi primari.


Il silenzio e le complicità

Nel referto c’è un’altra frase che pesa come pietra:

Nessuno dei profili di criticità può ritenersi superato.

Questo significa che:

  • Chi dirigeva sapeva.

  • Chi amministrava sapeva.

  • Chi doveva controllare sapeva.

E ha taciuto.

Il Consiglio Comunale?
Per la Corte:

Inerte.

Esattamente ciò che noi abbiamo scritto da mesi:

Un consiglio complice nel silenzio.

Non è una sorpresa.
È solo la conferma istituzionale di quello che Report Sicilia ha denunciato da oltre due anni.

E oggi la domanda non è più: “Cosa sta succedendo?”
Ma:

Chi risponderà politicamente e amministrativamente dei danni prodotti?

Perché la storia è semplice:

Dove c’è cultura si costruisce futuro.
Dove c’è gestione opaca si costruisce solo polvere.

E ad Agrigento, nel 2025, di polvere ne abbiamo vista tanta.

Autore