La Sezione di controllo della Corte dei Conti per la Regione Siciliana ha fissato l’udienza per il Comune di Agrigento. Al centro dell’indagine, la gestione delle risorse per “Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025”. Un’inchiesta tutt’altro che “atto dovuto”, come invece dichiarato dal sindaco e dal suo entourage.
La Corte dei Conti ha deciso: il Comune di Agrigento dovrà presentarsi in udienza il prossimo 16 luglio 2025 per rispondere sulla gestione delle risorse pubbliche destinate a “Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025”. La comunicazione ufficiale, contenuta nella deliberazione n. 36/2025/GEST, pubblicata il 20 febbraio scorso, smentisce di fatto le rassicurazioni finora fornite dal sindaco Francesco Miccichè e dalla sua amministrazione.
Per mesi, sindaco e assessori hanno definito l’atto della Corte dei Conti come un semplice “atto dovuto”. Una formula ripetuta alla stampa e nei comunicati ufficiali con l’obiettivo di minimizzare la portata dell’indagine. Ma la realtà, adesso, è un’altra: la Corte ha ritenuto necessario aprire un’indagine formale di controllo sulla “sana e buona gestione” dei fondi legati a una delle iniziative più importanti degli ultimi decenni per la città di Agrigento.
Nella camera di consiglio dell’11 e 12 febbraio 2025, la Sezione di controllo per la Regione Siciliana, presieduta da Salvatore Pilato e relazionata dal magistrato Giuseppe Di Prima, ha deliberato l’avvio dell’indagine, specificando che riguarda “le risorse destinate alle iniziative per la promozione, l’organizzazione e l’attuazione del programma Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025”.
Il documento dispone che la pronuncia sia trasmessa non solo al sindaco di Agrigento, ma anche:
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al Presidente della Regione Siciliana;
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all’Assemblea Regionale Siciliana;
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all’Assessore regionale alla Cultura;
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al Presidente della Fondazione Agrigento Capitale della Cultura 2025;
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al Presidente del Consiglio Comunale di Agrigento;
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al Collegio dei revisori dei conti del Comune;
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e, per conoscenza, anche al Ministero della Cultura e al Ministero dell’Interno.
Una comunicazione così ampia è tutt’altro che ordinaria e testimonia l’interesse istituzionale e nazionale verso l’utilizzo di questi fondi pubblici. A rendere ancora più grave la questione è il fatto che il Comune ha già speso oltre 4 milioni di euro, senza che vi sia ancora un bilancio pubblico e dettagliato sulle voci di spesa, come più volte denunciato da cittadini, giornalisti e rappresentanti della società civile.
Questa udienza rappresenta quindi un punto di svolta: la città di Agrigento, sotto i riflettori nazionali per il titolo di Capitale della Cultura, è ora chiamata a rendere conto della gestione finanziaria di un progetto che doveva segnare la rinascita del territorio. Ma che, al contrario, rischia di diventare un nuovo caso emblematico di opacità amministrativa.
Il sindaco Francesco Miccichè e i vertici della Fondazione saranno in grado di fornire spiegazioni convincenti? O si aprirà un nuovo fronte giudiziario che potrebbe oscurare l’immagine stessa di Agrigento nel 2025?
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