Agrigento – Il fallimento era annunciato. E non lo diciamo noi, ma lo ammetteva lo stesso sindaco Francesco Miccichè nel 2024, quando, nel volume Capitale-italiana-della-cultura.-Esperienze-e-racconti 2024, a pagina 25, dichiarava testualmente:

“Quando ho presentato a Roma, in audizione, la città di Agrigento non l’ho descritta come una meta bella, unica, ma come un luogo con scarsi servizi, poco decoro e un centro storico quasi abbandonato. Dal punto di vista turistico, la situazione è caratterizzata da visitatori che si trattengono due o tre ore nella Valle dei Templi e spesso non entrano nemmeno nel centro storico, che è altrettanto meraviglioso. Il nostro obiettivo è quello di trasformare il visitatore in turista, facendo in modo che faccia almeno un pernottamento, superando le 24 ore in città e visitando la sua parte storica.”

Un’ammissione che oggi suona come una resa anticipata, perché a distanza di mesi Agrigento è ancora in queste identiche condizioni, se non peggiori. Il sindaco sapeva benissimo che la città non era pronta e che serviva un piano concreto per migliorare infrastrutture, decoro e servizi. Eppure, nulla è cambiato.

La città è rimasta esattamente come lui stesso l’ha descritta

Se Miccichè parlava nel 2024 di una città con scarsi servizi e poco decoro, cosa è stato fatto in questi mesi per cambiare la situazione? Assolutamente nulla.

  • Il centro storico è ancora abbandonato e degradato.
  • Il decoro urbano non esiste, tra rifiuti e marciapiedi distrutti.
  • Il sistema idrico è al collasso, con continui disagi per i cittadini.
  • Il turismo è sempre mordi e fuggi, con i visitatori che si fermano solo qualche ora alla Valle dei Templi prima di andarsene.
  • Gli eventi promessi sono ancora sulla carta, mentre i fondi pubblici vengono gestiti senza trasparenza.

Quindi la domanda è: se il sindaco stesso era perfettamente consapevole delle criticità, perché non ha fatto nulla per risolverle?

Chi oggi difende l’indifendibile è complice del disastro

Nonostante tutto, c’è chi ancora oggi tenta di difendere l’amministrazione, cercando di minimizzare il clamore mediatico negativo che ha travolto Agrigento Capitale della Cultura 2025. Ma il punto è che questo clamore è colpa esclusivamente della classe politica attuale.

Chiunque provi a giustificare il fallimento in corso dovrebbe ammettere una cosa: Agrigento non è mai stata amministrata con l’obiettivo di migliorarla, ma solo con la logica degli interessi personali e dei potentati politici.

Si è preferito:

  • Piazzare amici e conoscenti nelle poltrone chiave, invece di selezionare persone competenti.
  • Distribuire incarichi e fondi a gruppi di potere, invece di investire in progetti utili alla città.
  • Usare l’evento come vetrina politica, invece di renderlo un’opportunità di crescita per Agrigento.

Agrigento non fallisce, la sua classe politica sì

La cosa più grave è che Agrigento non è fallita da sola: è stata affossata da chi la governa. E oggi, mentre i cittadini sono costretti a vivere in una città sporca, senza servizi e con una crisi idrica che dura da mesi, chi sta al potere continua a negare l’evidenza, cercando di coprire il disastro con comunicati stampa vuoti e propaganda sterile.

Ma le parole di Miccichè sono ancora lì, nero su bianco, a ricordare che lui stesso era perfettamente consapevole del disastro in cui avrebbe portato Agrigento.

E la domanda finale resta: se sapeva tutto questo, perché non ha mai fatto nulla per evitarlo?

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