Sul “Corriere della Sera” di stamattina, il Sindaco di Agrigento, Francesco Miccichè, ha illustrato con toni entusiastici i preparativi per Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, delineando una città che, a suo dire, sta raggiungendo standard elevati di decoro e servizi. Ha parlato di 44 progetti in corso, di cui 17 internazionali, e ha annunciato grandi investimenti per il decoro urbano, i marciapiedi, il verde pubblico e persino i bagni pubblici. Ma viene spontaneo chiedersi: di quale città sta parlando il sindaco?
La realtà quotidiana degli agrigentini è ben diversa da quella immaginata da Miccichè. L’acqua è un servizio irregolare, con molte famiglie che ne attendono l’arrivo per settimane. I bagni pubblici, menzionati con orgoglio nell’intervista, semplicemente non esistono, e il verde pubblico è abbandonato e trascurato. La città, ben lungi dall’essere pronta ad accogliere due milioni di visitatori, è ancora alle prese con problemi essenziali che qualsiasi amministrazione dovrebbe affrontare prima di aspirare a progetti culturali di tale portata.
L’intervista del sindaco appare come un tentativo di presentare un’Agrigento che non esiste, forse un sogno che ogni agrigentino vorrebbe vedere realizzato, ma che al momento è lontano dalla realtà. Parlare di “Capitale della Cultura” e di grandi eventi appare quasi come una presa in giro per chi vive quotidianamente in una città priva di servizi basilari e costretta a fare i conti con problemi strutturali mai risolti.
La vera Agrigento è ben lontana da quella descritta nelle pagine dei giornali nazionali. Prima di sognare i milioni di visitatori, l’amministrazione dovrebbe impegnarsi a risolvere i problemi che affliggono i suoi cittadini, garantendo almeno i servizi essenziali. Solo così Agrigento potrà realmente aspirare a essere una “Capitale della Cultura” e non una città immaginaria dipinta ad arte per i riflettori dei media.