Inizia a popolarsi di turisti la Via Atenea, cuore pulsante del centro storico di Agrigento, ma l’impatto con la realtà non è stato dei più felici. Oggi, i primi “carovanieri” dell’anno di Capitale Italiana della Cultura 2025 hanno trovato una città impreparata e disorganizzata: l’info point chiuso, marciapiedi dissestati, negozi serrati e persino il Teatro Luigi Pirandello, uno dei simboli della città, con le porte chiuse.
Nonostante il titolo di Capitale della Cultura sia stato annunciato con grande enfasi e aspettative, la città sembra ben lontana dal poter accogliere degnamente i visitatori. La maggior parte dei turisti avvistati oggi – circa il 90% – erano ultra-settantenni, venuti ad ammirare le bellezze storiche della città. Tuttavia, le loro necessità basilari, come la possibilità di usufruire di bagni pubblici, sembrano ignorate. Dove potrebbero rivolgersi in caso di bisogno? La risposta, per decoro, preferiamo non darla.
Il quadro desolante di oggi dipinge una città ferma a uno stato di degrado e abbandono che stride con la narrazione entusiasta dell’amministrazione comunale. Come si può pretendere di essere Capitale della Cultura se i turisti, appena arrivati, si trovano davanti un contesto tanto poco accogliente?
I marciapiedi dissestati rappresentano un pericolo, soprattutto per una fascia di visitatori anziani, i negozi chiusi lasciano un senso di vuoto, e l’assenza di un punto informativo fruibile rende difficile orientarsi o pianificare una visita. Persino il Teatro Pirandello, che dovrebbe essere il fiore all’occhiello della città e il simbolo della sua ricchezza culturale, oggi non era accessibile.
L’anno da Capitale della Cultura dovrebbe essere un’occasione per Agrigento di mostrarsi al mondo, ma i segnali iniziali non sono incoraggianti. A poco valgono gli annunci di eventi e festeggiamenti, se mancano le basi per un’accoglienza dignitosa.
Che messaggio stiamo dando ai visitatori? Quello di una città che non riesce a valorizzare né le sue bellezze né il suo potenziale, e che sembra affrontare questo momento storico con superficialità e pressapochismo. La domanda sorge spontanea: siamo davvero pronti per essere una Capitale della Cultura, o stiamo semplicemente recitando una parte?
Agrigento ha ancora tempo per correggere il tiro, ma servono interventi concreti, visione e soprattutto un cambio di passo nella gestione della città. Prima che questa occasione si trasformi nell’ennesima opportunità persa.