Il Comune di Agrigento commette un grave errore istituzionale indicando San Calogero come patrono della città al posto di San Gerlando. Un blogger pubblica la notizia ispirandosi ad un articolo di Report Sicilia, ma viene “invitato” a rimuoverla. Censura e intimidazioni nella città della Cultura 2025.

Ve la raccontiamo noi, come accade davvero ad Agrigento, città che si fregia del titolo di Capitale Italiana della Cultura 2025 ma che continua a vivere secondo logiche ben lontane da quelle della cultura e del confronto civile.

Oggi è successa una cosa grave. E non grave per l’errore, ma per ciò che è accaduto dopo. Il Comune di Agrigento, attraverso i suoi canali ufficiali, ha pubblicato una comunicazione in cui definisce San Calogero “patrono della città”. Un errore macroscopico, perché il vero patrono di Agrigento è San Gerlando. E la differenza non è solo formale ma sostanziale: è questione di rispetto per la storia, per la fede e per l’identità di una comunità intera.

A denunciare pubblicamente l’errore siamo stati noi di Report Sicilia, con questo articolo:
👉 San Calogero amatissimo, ma non è il patrono di Agrigento: clamorosa gaffe istituzionale su sito e materiale ufficiale

Un nostro amico, prendendo spunto proprio da questo nostro articolo, ha voluto riprendere con tono ironico e pungente il clamoroso scivolone istituzionale, scrivendo un breve pezzo satirico su un blog. Nessun insulto, nessuna falsità, solo sarcasmo ben dosato.

Ed è lì che scatta il meccanismo che conosciamo bene. Mezz’ora – mezz’ora! – dopo la pubblicazione, arriva la telefonata. Di quelle che “consigliano”. Di quelle che “invitano” a togliere tutto. E non finisce lì: pare che sia stato addirittura coinvolto il gestore del blog, per assicurarsi che l’articolo venisse rimosso. E così è stato.

Questa è Agrigento. Questo è il sistema. Questo è il cerchio magico del sindaco. Questa è la “Città della Cultura 2025”.

Una telefonata. Un click. E la satira sparisce. Non perché fosse diffamatoria, ma perché dava fastidio. Perché osava ridicolizzare chi si sente intoccabile. Perché, semplicemente, diceva la verità.

Ma noi non ci stiamo.
E, con il senso di libertà che ci contraddistingue, pubblichiamo integralmente l’articolo censurato, eliminando la firma, Lo facciamo nostro. Lo firmiamo noi. Lo firmano i cittadini liberi.
Leggetelo. E poi diteci: c’è qualcosa di falso? Di offensivo? Di scorretto?


Dopo “i panni sporchi” che si lavano in famiglia di andreottiana memoria, pronunciata nella più assoluta inconsapevolezza delle ragioni del nostro argutissimo primo ministro, ecco dalla massima ISTITUZIONE agrigentina un altro clamoroso strafalcione:

“San Calogero patrono di Agrigento.”

Con le immediate vibranti proteste di San Gerlando, titolare inconfutabile del “titolo”, che si è rivolto al Padreterno, chiedendo amorevolmente di salvare Agrigento, proprio per la Sua specifica qualità di Patrono: “San Giullannu senza dannu.”

Ora, se si può anche accettare, appunto, l’inconsapevolezza sulle ragioni per cui Andreotti tuonò la famosissima frase in contrasto con i grandi maestri del neorealismo cinematografico italiano Rossellini, De Sica, Germi, colpevoli di rappresentare crudamente l’Italia disastrata del dopoguerra… ora è assolutamente inconcepibile, inaccettabile, che il Sindaco – o chi per lui, altrettanto inconsapevole o ignorante – commetta un così grandioso strafalcione.

Vi prego, (parafrasando un grande poeta inglese), sciogliete i festoni che inneggiano Agrigento Capitale della Cultura.
Il poeta inglese è W. H. Auden, la straordinaria poesia è “Funeral blues.”
Che San Gerlando ci perdoni.


Ecco cos’è oggi Agrigento: una città dove chi fa satira o racconta i fatti viene intimidito.
Ma il silenzio non ci appartiene. La censura non ci spaventa.
Noi continueremo a raccontare, parola dopo parola, tutta la verità.
Anche quando fa male. Anche quando dà fastidio. Anche quando, come oggi, fa ridere e piangere insieme.

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