Agrigento, 2025. Un simbolo concreto per Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025: l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato ha emesso una moneta commemorativa da 5 euro in rame, finitura Fior di Conio, dedicata alla città dei Templi.

Il conio, opera dell’artista incisore Uliana Pernazza, raffigura alcuni dei simboli più rappresentativi della storia e del patrimonio agrigentino: il Tempio dei Dioscuri, il Telamone, il gocciolatoio leonino, l’Efebo di Agrigento e, sul rovescio, un’antica moneta con il granchio, emblema del dio-fiume Akragas e tuttora simbolo della città.


Un segno che resta nel tempo

Questa moneta non è soltanto un oggetto per collezionisti: rappresenta un segno tangibile e duraturo dell’anno di Agrigento Capitale della Cultura, un ricordo che lega passato e presente e che può viaggiare ben oltre i confini cittadini.

Agrigento, troppo spesso raccontata solo per le criticità, trova così un’occasione per essere celebrata attraverso l’arte incisoria e la tradizione numismatica, in una narrazione che restituisce valore e dignità al suo immenso patrimonio culturale.


L’altra faccia della medaglia

Se la moneta resta una delle iniziative più serie e concrete legate al titolo di Capitale della Cultura, non si può non notare una contraddizione: questa moneta rischia di restare l’unica cosa seria prodotta da Agrigento Capitale della Cultura.

Un simbolo prezioso, sì, ma che finisce per incarnare anche l’altra faccia della medaglia: lo sperpero di denaro pubblico che ha accompagnato tante scelte dell’amministrazione in questo anno che sarebbe dovuto essere di rinascita culturale.

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