Agrigento, ore 15:00 di una domenica di giugno. Deserta, rovente, senza bagni né fontane. Così si presenta la Capitale italiana della Cultura 2025.
AGRIGENTO – 15 GIUGNO 2025 – Sono le ore 15:00 di una domenica qualunque di metà giugno. Agrigento, Capitale Italiana della Cultura 2025, dovrebbe essere crocevia di turisti, animazione culturale, accoglienza. Invece, si presenta così: strade deserte, nessuna presenza umana visibile, silenzio rotto solo dal calore che vibra sull’asfalto rovente.
Le immagini che vi proponiamo parlano da sole. Piazza Vittorio Emanuele, Via Aldo Moro, il viale della Prefettura Piazza Stazione: uno scenario post-apocalittico più che culturale. Nessuna ombra di vita, nessun punto d’informazione aperto, nessun luogo di ristoro pubblico. In pieno centro città, nessuna fontana da cui bere, nessun bagno pubblico disponibile.
Chiunque abbia la sfortuna – o la curiosità – di passeggiare in città a quest’ora, rischia letteralmente il collasso per il caldo. Il sole picchia senza pietà, le panchine scottano, i pochi alberi rimasti non bastano a creare refrigerio, e l’unico spettacolo disponibile è quello di auto parcheggiate e saracinesche abbassate.
Eppure, proprio da queste strade dovrebbe passare il racconto della “rinascita culturale” di Agrigento. Ma il racconto, oggi, è uno solo: un centro urbano svuotato, impreparato, incapace di offrire i servizi più essenziali a un viaggiatore, come l’accesso all’acqua o a un bagno pubblico.
Fa riflettere, in questo contesto, la quantità di soldi già spesi per la programmazione culturale 2025: oltre 4 milioni di euro nel solo 2024, con nuovi progetti da centinaia di migliaia di euro già annunciati per l’estate. Ma mentre si finanziano spettacoli, installazioni e concerti, il visitatore che oggi arriva in città scopre che mancano perfino i servizi basilari.
Una Capitale della Cultura dovrebbe essere, prima di tutto, una capitale dell’accoglienza e dell’agibilità urbana. Agrigento invece, alle 15 di una domenica di metà giugno, è una città spenta, dove anche il turista più curioso abbandonerebbe la visita per cercare refrigerio altrove.
🔴 L’unico gruppo di “turisti” incontrati? Un gruppo di viaggiatori in attesa di un pullman in piazza Vittorio Emanuele, difronte alla banca. Ad attenderli, nessuna stazione, nessuna pensilina, nessuna tettoia per ripararsi dal sole, nessun bagno in funzione. Solo il calore cocente dell’asfalto e le valigie strette in mano, mentre il bus per Catania arrivava.
Questa sarebbe la “Capitale della Cultura”? Una città che ha speso oltre 4 milioni di euro per spettacoli e promozione nel solo 2024, ma non ha pensato a una tettoia per i pullman, una fontanella funzionante, un bagno chimico, una segnaletica turistica.
Agrigento, oggi, è apparsa come una città svuotata, dove la cultura è solo uno slogan e non un’esperienza vissuta. Un titolo che rischia di rimanere sulla carta, se non si corregge urgentemente la rotta e si investe prima di tutto nei servizi essenziali.
Report Sicilia continuerà a documentare il vero volto della città, dietro la narrazione ufficiale delle brochure istituzionali.
📊 BOX – Servizi pubblici essenziali: confronto tra Capitali della Cultura
Capitale della Cultura | Anno | Bagni pubblici attivi | Fontane pubbliche funzionanti | Punti informativi aperti la domenica |
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Matera | 2019 | 12 | 9 | 4 |
Parma | 2020/21 | 16 | 11 | 6 |
Procida | 2022 | 6 | 5 | 3 |
Bergamo-Brescia | 2023 | 22 (11 per città) | 18 (9 per città) | 8 (4 per città) |
Pesaro | 2024 | 14 | 10 | 5 |
Agrigento | 2025 | ❌ nessuno segnalato attivo | ❌ nessuna fontana potabile attiva nota | ❌ nessun info point aperto domenica pomeriggio |