Se c’è un dato che emerge chiaramente dall’ultima uscita pubblica del sindaco Francesco Miccichè è la distanza abissale tra ciò che veniva annunciato negli anni scorsi e ciò che oggi si tenta di far passare come un “successo”.
Secondo il primo cittadino, infatti, Agrigento dovrebbe gioire per avere raggiunto un milione di visitatori alla Valle dei Templi.
Peccato che lo stesso sindaco, per mesi, avesse parlato di tre milioni di visitatori attesi nel 2025 e di “numeri senza precedenti”, quasi da Capitale europea più che italiana.

Intervista di Elio di bella

Oggi, invece, si festeggia un risultato che rappresenta soltanto un terzo delle previsioni proclamate a gran voce, previsioni che il nostro giornale aveva già definito irrealistiche e funzionali soltanto alla propaganda.

E non solo: Miccichè arriva perfino a giustificare il mancato raggiungimento degli obiettivi facendo riferimento a “pubblicità negativa”, “numeri bassi in tutta Italia” e a una città che – citiamo testualmente – “non ha potuto fare interventi strutturali perché i finanziamenti sono stati destinati solo agli eventi”.

Dunque: niente decoro, niente infrastrutture, niente servizi. Solo eventi.
La conferma, certificata dalle parole del sindaco.


UN CARTELLONE PRESENTATO A NOVEMBRE: MOLTI EVENTI GIÀ PASSATI, TANTI ALTRI INCOMPRENSIBILI

Il cosiddetto “fiume di eventi” presentato nelle scorse ore appare quanto meno singolare:

  • diversi eventi sono già passati, ma vengono comunque inseriti nel cartellone;

  • altri risultano del tutto scollegati dal tema culturale e dalla narrazione progettuale presentata nel 2022 per ottenere il titolo;

  • a precise domande sulle scelte della commissione, Miccichè risponde in modo disarmante:

    “Io non sono un tecnico. Chiedetelo a chi ha valutato i progetti.”

La selezione, dice il sindaco, sarebbe stata curata dal dirigente Insalaco dal Prof. Randazzo e dal direttore della Fondazione Parello.
Ma resta una domanda politica – e il sindaco non può aggirarla:
com’è possibile che associazioni nate a maggio o giugno abbiano ricevuto finanziamenti importanti, mentre operatori culturali attivi da decenni ad Agrigento non abbiano ricevuto neppure risposta alle PEC?

“Io non so rispondere a questa domanda”, dice Miccichè.
Una risposta che pesa come un macigno.


MICCICHÈ: “SIAMO 136ª IN ITALIA PER QUALITÀ DELLA VITA MA SIAMO SALITI DI DUE POSIZIONI”

Il sindaco ha anche commentato la classifica ItaliaOggi–La Sapienza, in cui Agrigento resta impantanata nelle ultime posizioni, al 136° posto su 107 province.
Miccichè riconosce che “è poco”, ma attribuisce tutto al fatto che “i finanziamenti ottenuti sono stati impegnati solo per eventi, non per decoro e strutture”.

In sostanza:

  • Agrigento Capitale della Cultura non ha lasciato un’opera, una infrastruttura, un servizio, un miglioramento.

  • I cittadini continuano a vivere in una città con acqua razionata, rifiuti ovunque, strade in dissesto, marciapiedi impraticabili.

  • E la qualità della vita resta tra le peggiori d’Italia.

Eppure, si celebra un cartellone di 777 eventi “anche piccoli”, che dovrebbe farci dimenticare tutto il resto.


UN MILIONE DI VISITATORI: OGGI È UNA VITTORIA, IERI ERA “UN FLOP GARANTITO”

Le parole recenti di Miccichè stridono con forza con le sue dichiarazioni storiche.

Quando l’allora sindaco di Asti – esclusa dalla fase finale del bando – parlò di “ingiustizia” e “titolo assegnato in modo discutibile”, venne attaccato politicamente.

Oggi, però, alla luce dei numeri reali, appare evidente che Asti non aveva tutti i torti.
Agrigento ha presentato al Ministero un dossier che prometteva:

  • 3 milioni di visitatori;

  • un modello culturale innovativo;

  • una città rinnovata e trasformata;

  • un impatto strutturale duraturo.

Oggi, invece:

  • gli eventi vengono presentati a metà novembre;

  • le associazioni storiche denunciano esclusioni inspiegabili;

  • la città è al 136° posto per qualità della vita;

  • l’affluenza è un terzo di quella promessa;

  • il sindaco parla di “pubblicità negativa” e si dice “non tecnico”.

È più che legittimo chiedersi se l’immagine raccontata nel dossier e quella reale coincidano.
E se non ci sia stata una profonda distorsione tra il progetto scritto e quello realizzato.


LA DOMANDA FINALE: IL BLUFF CONTINUA?

Agrigento doveva essere un laboratorio culturale, un esempio nazionale di rigenerazione, un modello.

Oggi è un cartellone presentato a novembre, senza infrastrutture, senza ricadute strutturali e con un milione di visitatori che, secondo le stesse parole del sindaco, “mi accontento”.

Ma la città non può “accontentarsi”.
Non può chiamarsi Capitale della Cultura e poi scivolare nelle ultime posizioni della qualità della vita.
Non può parlare di rinascita mentre i quartieri sono abbandonati e i servizi collassano.

E non può pretendere che un risultato di un terzo rispetto alle previsioni diventi un successo da celebrare.

Come Report Sicilia scrive da mesi – e come oggi i fatti confermano –
il bluff continua.
E alla luce dei numeri, delle promesse mancate e delle dichiarazioni contraddittorie,
il sindaco di Asti forse aveva visto lungo quando parlò di “truffa culturale”.

Agrigento meritava molto di più.
E continua a meritarlo.

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