Agrigento Capitale della Cultura da sei mesi… ma ancora senza un bagno pubblico

Agrigento è Capitale Italiana della Cultura dal 1° gennaio 2025, ma dopo sei mesi di eventi, annunci e milioni spesi in iniziative promozionali, un fatto elementare resta immutato: non esiste un solo bagno pubblico funzionante in tutta la città.

Una verità tanto scomoda quanto inaccettabile, se si considera che i servizi igienici rappresentano una delle condizioni minime di vivibilità urbana, imprescindibili in qualsiasi città che voglia definirsi civile e accogliente.

Agrigento senza servizi: tra propaganda e disservizi

Nel cuore del centro storico, tra via Atenea, piazza Municipio e la zona della Valle dei Templi, i bagni pubblici risultano inagibili o completamente chiusi. Stessa sorte per quelli del Viale della Vittoria e delle località balneari come San Leone. La città è attraversata da flussi turistici crescenti, ma non offre alcuna risposta concreta a un bisogno basilare.

Nel frattempo, l’unica installazione in corso riguarda il piazzale Rosselli, sede della stazione dei pullman, dove si stanno predisponendo i primi (e unici) bagni pubblici funzionanti. Un piccolo passo in avanti, certo, ma del tutto insufficiente.

I bagni prefabbricati autopulenti: dove sono finiti?

L’amministrazione comunale, negli anni passati, ha acquistato alcuni bagni prefabbricati autopulenti, ideali per sopperire alle carenze nelle aree ad alta frequentazione turistica. Tuttavia, di questi prefabbricati non si ha più traccia. Nessuna installazione, nessun utilizzo, nessun rendiconto. Si tratta dell’ennesimo spreco di denaro pubblico, accompagnato da un silenzio assordante.

Cultura senza dignità

La contraddizione è sotto gli occhi di tutti: si finanziano eventi, concerti e manifestazioni in nome della “cultura”, ma non si garantisce nemmeno un servizio igienico funzionante ai visitatori, ai cittadini, agli anziani, ai bambini.

Agrigento è Capitale della Cultura, sì. Ma una cultura che dimentica la dignità delle persone, che trascura il diritto a vivere la città senza mortificazioni, non è cultura, è scenografia.

Può essere Capitale Italiana della Cultura una città che da sei mesi nega anche il diritto di andare in bagno?

È tempo che qualcuno risponda. E che si smetta di confondere eventi di facciata con progresso reale.

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