Doveva essere il grande rilancio di Agrigento, la consacrazione come polo culturale di livello nazionale e internazionale. Ma a distanza di oltre un mese dall’inizio ufficiale dell’anno da Capitale Italiana della Cultura 2025(l’articolo è del 2 febbraio scorso, riproposto perché è sempre attuale), il progetto si rivela per ciò che è: un castello di carte senza alcuna sostenibilità economica e organizzativa. Il dossier di candidatura, che ha consentito alla città di superare le altre concorrenti e ottenere il prestigioso riconoscimento, si sta rivelando irrealizzabile, lasciando intravedere un fallimento che rischia di danneggiare l’intera comunità agrigentina e il buon nome dell’iniziativa culturale nazionale.

Le infrastrutture che dovevano essere completate entro il 31.12.2024

Il dossier prevedeva il completamento di importanti opere infrastrutturali, tra cui:

  • Riabilitazione del rione Rabbateddu/S. Croce nel Centro Storico con la ristrutturazione di 40 unità immobiliari destinate a botteghe artigiane.
  • Riqualificazione del Villaggio Mosé, intervento finanziato per quasi 14 milioni di euro.
  • Riqualificazione del parcheggio Cugno Vela nel quartiere Villaseta, con la realizzazione di servizi per la mobilità ecosostenibile.
  • Riqualificazione delle aree intorno allo Stadio Esseneto, con l’abbattimento delle barriere architettoniche.
  • Creazione di nuove strutture per la gestione dei rifiuti e ammodernamento degli impianti.
  • Miglioramento della raccolta differenziata e potenziamento delle isole ecologiche.
  • Realizzazione di una rete ciclo-pedonale per collegare il Parco Archeologico al centro città.
  • Rifacimento della rete idrica, con un finanziamento di 49 milioni di euro che è stato perso e lavori mai avviati, lasciando Agrigento con un sistema idrico inefficiente e soggetto a continue emergenze.

Ad oggi, nessuno di questi interventi risulta completato, e molti non sono nemmeno stati avviati.

I servizi che dovevano essere messi a regime

Il dossier di candidatura prevedeva anche una serie di servizi fondamentali per l’accoglienza dei turisti e per il miglioramento della qualità della vita cittadina. Tra questi:

  • Installazione di bagni pubblici adeguati in tutta la città, ad oggi totalmente assenti.
  • Potenziamento del trasporto pubblico locale, con un miglioramento della tratta ferroviaria Agrigento-Palermo e Agrigento-Catania.
  • Un sistema di infopoint diffusi per i turisti, mai attuato.
  • Piano di decoro urbano e arredo cittadino, mai realizzato.
  • Attivazione di laboratori artistici e culturali per i residenti e i visitatori.

Non solo nessuno di questi servizi è stato avviato, ma la città si trova oggi in condizioni peggiori rispetto a quando ha ottenuto il riconoscimento.

Progetti annunciati ma mai avviati

Tra le iniziative che avrebbero dovuto caratterizzare il 2025 e che, ad oggi, rimangono lettera morta, vi è il progetto “Avenir” dell’associazione PEROU.

Si tratta di un catamarano di 67 metri di lunghezza e 22,50 metri di larghezza, concepito come una piazza mediterranea galleggiante, uno spazio di ricerca e sperimentazione sui futuri desiderabili, nonché un simbolo di ospitalità e accoglienza. Il progetto Avenir aveva tra gli obiettivi la candidatura, nel 2025, dei “gesti dell’accoglienza” come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità presso l’UNESCO, attraverso il catamarano stesso, il modulo ICH-01 e un film di 5-10 minuti. Tuttavia, l’intero piano resta solo sulla carta, senza alcuna certezza sulla sua realizzazione.

Altri progetti previsti ma mai partiti:

  • Il Museo Diffuso della Cultura Mediterranea, che avrebbe dovuto valorizzare il patrimonio locale attraverso installazioni interattive e percorsi culturali nei quartieri storici.
  • Il Festival delle Lingue Perdute, che avrebbe coinvolto studiosi e comunità linguistiche minoritarie in un evento di respiro internazionale.
  • Il programma di Residenze Artistiche per giovani talenti europei, mai avviato.
  • Il Parco delle Narrazioni, una rete di spazi pubblici dedicati alla narrazione orale e al teatro urbano, attualmente inesistente.

Una vittoria ottenuta barando?

Alla luce di questi fatti, la domanda sorge spontanea: Agrigento ha vinto la competizione con le altre città barando? Il dossier di candidatura ha presentato un progetto ambizioso, ma privo di qualsiasi fondamento concreto. Se solo una delle città escluse facesse oggi ricorso o se il Ministero della Cultura decidesse di verificare il rispetto degli impegni presi, emergerebbe chiaramente l’impossibilità di realizzare ciò che era stato promesso.

Non solo: se il Ministero chiedesse ad Agrigento di rispettare il progetto presentato, sarebbe evidente che la città non ha né il tempo né i mezzi finanziari per farlo. Di fatto, il titolo di Capitale Italiana della Cultura è stato ottenuto con un piano irrealizzabile, che ha privato altre città meritevoli della possibilità di vincere in modo leale.

Chi pagherà il conto?

Mentre il Comune e la Fondazione Agrigento 2025 restano inerti, la città si avvicina ai mesi cruciali senza alcun piano concreto. I cittadini e gli operatori economici del territorio sono stati illusi da promesse che non potranno essere mantenute. Nel frattempo, l’amministrazione comunale continua a navigare a vista, incapace di garantire nemmeno i finanziamenti per eventi chiave come la Sagra del Mandorlo in Fiore, che dovrebbe essere uno dei momenti di punta del 2025.

Se la questione venisse sollevata ufficialmente, potrebbe emergere uno scandalo nazionale, con possibili conseguenze politiche e istituzionali. Il rischio più grande è che l’intero progetto di Capitale Italiana della Cultura perda credibilità, danneggiando future edizioni e minando la fiducia nelle istituzioni che dovrebbero vigilare sulla serietà delle candidature.

Un’amministrazione inadeguata e un fallimento annunciato

Questa vicenda mostra ancora una volta l’inadeguatezza dell’amministrazione comunale guidata da Francesco Miccichè, incapace di trasformare un’opportunità unica in un volano di sviluppo per la città. La gestione caotica del progetto di Agrigento Capitale della Cultura 2025 è solo l’ennesima dimostrazione di una governance inefficace e priva di visione strategica.

L’unico interrogativo che rimane è: quando verrà chiesto conto di tutto questo? E chi pagherà per un fallimento che era ampiamente prevedibile?

 

DOSSIER PRESENTATO COL QUALE SI E’ VINTO IL CONCORSO: PROGETTO DOSSIER CITTA’ ITALIANA DELLA CULTURA

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