tratto dal profilo Facebook personale di Giulia ARGENTO
Per chi non lo sapesse, ad Agrigento, l’acqua non è corrente. L’acqua viene erogata, su turnazione, da AICA, azienda idrica comuni agrigentini.
Da maggio, a causa della sempre maggiore siccità, sono iniziati i problemi. Turni sempre più distanziati, erogazione di meno acqua.
Da maggio ad oggi, sono state fatte innumerevoli promesse alla cittadinanza, che il problema si sarebbe risolto, che si stava alacremente lavorando per porre rimedio all’enorme disagio.
Siamo al 22 ottobre. A casa mia, l’acqua è finita sabato. Dovevo lavarmi i capelli e non ho potuto. Poco male, ho pensato. Perché io ho la grande fortuna di abitare vicino a mio padre, che ha una grossa riserva idrica e quasi non percepisce il grosso problema della mancanza d’acqua.
Pazienza, ho pensato. Erogheranno lunedì, posso resistere per un paio di giorni.
Ma poi ho consultato il sito. E l’erogazione era prevista per martedì. A esattamente QUINDICI giorni dal precedente turno.
Pazienza, ho pensato. Posso resistere per quattro giorni.
Stamattina ho controllato. E l’agognata erogazione odierna è stata rinviata a domani.
Pazienza, ho pensato. E poi ho pensato anche: PAZIENZA, UN CAZZO.
Perché qui stiamo tutti zitti, sottostiamo a un sistema barbaro da anni. A un sistema in cui veniamo privati di un bene primario. Non di un lusso. Di un bene primario. Dell’acqua. E qualcosa non va. Qualcosa non va, se ci limitiamo ad incazzarci tra di noi, a sbuffare in privato, a strapparci i capelli, perché a un certo punto, meglio calvi che sporchi, perché non possiamo lavarceli. Così, non va bene. E quindi, oggi, durante l’ennesima crisi di pianto rabbioso, ho deciso che non volevo essere paziente.
Sapete cosa succede quando non puoi lavare i piatti per quattro giorni? Succede che la cucina PUZZA, oltre a sembrare il set del programma Cucine da incubo di Gordon Ramsey. Succede che inizi ad avere difficoltà a cucinare, perché non hai più pentole pulite. Succede che è problematico anche aprire una busta di insalata ed una scatoletta di tonno, perché ti stanno finendo pure le insalatiere. Succede pure che, non lavando le ciotole della pappa del gatto, anche quelle puzzano, oltre ad attirare insetti, mentre sottostai prostrata allo sguardo deluso e giudicante del tuo gatto. Succede che apri la finestra, cambi l’aria, ma poi la chiudi. E quando rientri in cucina da fuori, senti irrimediabilmente PUZZA.
Sapete cosa significa fare pipì e non tirare l’acqua? Che fa schifo, primariamente. Significa anche che, dopo quattro giorni, il tuo bagno sembra quello di un autogrill ad agosto. Si può riempire il gabinetto di Wc Net e candeggina, ma credetemi, PUZZA. E sapete cosa significa rimpiangere la stitichezza di quando avevi vent’anni? No? Ve lo spiego. Significa che, ogni mattina, per quattro giorni, guardi con sconforto i tuoi regolari e puntuali bisogni solidi, mentre ci butti sopra una bottiglia di acqua minerale da due litri, comprata al supermercato, e loro restano lì. Significa imparare a tue spese che di bottiglie di acqua minerale da due litri ne servono tre, per avere l’effetto di un vero sciacquone. Significa consumare tre bottiglie di acqua minerale al giorno. E poi lasciare lì tutte le pipì della giornata, fino alla mattina dopo, ricordandosi di non usare carta igienica, ma salviettine imbevute da buttare nel cestino. Vi immagino leggere con una smorfia disgustata. Vi capisco, è la mia espressione da quattro giorni.
Vivere così significa che, ad una settimana dal precedente turno di erogazione idrica, inizi ad aver paura. A controllare compulsivamente il sito dei turni, perché lo sai che, da un momento all’altro, aprirai il rubinetto e lo vedrai a secco. Significa procrastinare lo shampoo e le lavatrici. Significa comprare una riserva di mutande e calze, perché non sai quando potrai lavarle. Significa, nel caso specifico attuale, che metterai i mutandoni alla Bridget Jones e le calze coi buchi, quelle che dovresti buttare, ma non lo fai, perché non si sa mai, un’emergenza.
Significa lavarsi come i gatti, con le salviettine o con le bottiglie di acqua minerale, perché già puzza la casa, non vorresti puzzare anche tu.
E intanto, l’ultima bolletta dell’acqua è costata 127 euro. Che io ho pagato. Per un servizio che non ho. O che ho a singhiozzo, corredato da ENORMI disagi. Ah, poi c’è anche l’opzione di chiamare una bella autobotte privata, strapagando l’acqua che ti porta. Per poi pagare comunque la bolletta, anche se il servizio te lo sei procurato tu, privatamente. E così paghi da un lato e paghi dall’altro.
E a questo punto, mi chiedo, nel 2024, questa è una cosa normale? Da accettare con rassegnazione e pazienza? Da una città che, con arroganza, si illude di poter essere CAPITALE DELLA CULTURA nel 2025? Io credo di no. Io dico all’amministrazione di mostrare un pizzico di coerenza e rinunciare al titolo, di darlo a un’altra città, che lo meriti davvero.
Non sono una campanilista, credo che l’amore per la propria terra non debba essere incondizionato e viscerale. Credo che si debba guadagnare ogni giorno. Credo che si debba coltivare.
Per essere onesta, non credevo Agrigento meritasse il titolo, a prescindere da questi ultimi sei mesi di crisi idrica. E’ una città che è un po’ come me negli anni del liceo, ai colloqui con gli insegnanti. “Ha un enorme potenziale, ma non si impegna”. “Potrebbe essere la prima della classe, ma non si applica”. Ed è così. Ha un potenziale che pochissimi territori, nel mondo, hanno. Eccellenze artistiche, storiche, morfologiche, climatiche, gastronomiche.
Poi percorri le strade e sembra di fare un rally cittadino a ostacoli, cercando di scansare le buche dell’asfalto, ma è impossibile riuscirci, quindi le prendi, con buona pace di sciatalgie, ernie, sospensioni, cerchi e pneumatici.
Ai bordi stradali si possono ammirare gran quantitativi di spazzatura.
E se vuoi guardare un cartello stradale o controllare se puoi passare ad un incrocio, ATTENTO, cerca di guardare bene fra le rigogliose FRASCHE che ti impediscono la visuale. Se piove un po’ (e benedetta sia la pioggia), neanche troppo, un po’, non a livello Emilia Romagna, a cui mando il mio incondizionato affetto e la mia solidarietà, le strade si allagano. Poi se c’è anche buio e fortuitamente piove pure, abbiamo fatto tombola, perché, indovinate un po’? Pure l’illuminazione scarseggia. Sembra un po’ Hunger games, chissà se, al buio, con la pioggia, riuscirai comunque a scansare le buche evitando di finire fra le verdi frasche e rimanere illeso, senza danni per te o la tua autovettura? Una bella competizione fra te stesso e l’incuria più totale in cui versa la città. Incuria che è sicuramente coadiuvata dalla mancanza di senso civico di una sostanziosa parte dei miei concittadini. Però io credo fermamente che se i cittadini vedessero un qualche sforzo dall’amministrazione, ricevessero i servizi che sarebbero dovuti e per cui pagano sostanziosamente, forse sarebbero più ben disposti a un maggiore impegno civico. Forse la mia è una pia illusione, ma continuo a crederlo. Forse lo credo perché, stamattina, quando ho letto “RINVIATO” nella casellina del turno idrico della mia zona, ho avuto il fortissimo impulso di raccogliere il contenuto del mio water a mani nude, impacchettarlo e andare a depositarlo davanti al municipio, con un bel biglietto: Non vi invito a casa mia, ma volevo comunque darvi un assaggio di come sto vivendo. Perché non è normale che, in sei mesi, non si sia mossa una foglia per risolvere il problema. Non è normale essere governati da una tale inconcludente ed indecente INCOMPETENZA.
Cerco sempre di avere pazienza, di comprendere che Agrigento è una città con molti problemi assai ardui da risolvere. Cerco di consolarmi quando, la sera, tornando a casa, alzo gli occhi, e vedo il tempio della Concordia che domina la città e il buio. E sorrido e mi dico che meraviglia, nonostante sobbalzi sulle buche stradali. Però, no. Non basta. Non posso fare la doccia alla valle dei templi. E non voglio, nel 2024, non sapere quando potrò fare la doccia. E’ indegno, è violazione dei diritti umani perché l’acqua è un BENE PRIMARIO. E questo capolavoro di imperizia è vergognoso e da denuncia.
In un paese in cui si rende reato universale una cosa bella come la speranza di una nuova vita a chi la desidera e non può averla, in un paese in cui si irride e sbeffeggia la morte di un ragazzo con disturbi mentali, io volo basso, io sono terra terra e chiedo solo l’acqua.
Sperando che lo scenario non sia: “Maestà, il popolo ha sete e non ha più acqua”. “Se non hanno più acqua, che si comprino il prosecco”. Perché per quanto l’alcolismo potrebbe farmi smettere di angustiarmi sul problema, forse il prosecco non è adatto per farsi il bidet.
Non ho mai avuto velleità di fama, ma se questo post diventasse virale, devo essere sincera, non mi dispiacerebbe affatto.
Passo e chiudo.