Un pomeriggio partecipato e ricco di spunti di riflessione ha visto riuniti politici, associazioni, professionisti e cittadini per discutere il futuro di Agrigento come Capitale Italiana della Cultura 2025.

L’incontro, caratterizzato da numerosi interventi, ha messo in luce il passaggio dall’entusiasmo iniziale alla delusione attuale, frutto di una gestione carente e di una comunicazione inefficace.

Il focus della discussione ha riguardato le problematiche che, invece di essere affrontate e risolte, continuano a pesare sulla città: l’emergenza idrica, i trasporti da e per Agrigento, il decoro urbano, la carenza di parcheggi e servizi essenziali. A tutto questo si aggiunge un programma culturale che tende a spacciare l’ordinario per straordinario, escludendo di fatto i territori della provincia, anziché valorizzarli.

Non a caso, Agrigento è finita sulle pagine dei giornali nazionali per le sue criticità, anziché per i suoi successi. Il sogno di una città pronta ad accogliere il mondo si è trasformato in una narrazione deludente, mortificando un luogo con 2600 anni di storia e un potenziale unico, tra bellezze paesaggistiche mozzafiato e un patrimonio culturale senza pari.

Le opportunità di rilancio non devono essere sprecate. Molte le proposte avanzate durante l’incontro per risolvere le numerose criticità della città. L’idea di un osservatorio permanente sulla gestione di Agrigento Capitale della Cultura è emersa con forza come un’iniziativa necessaria. Tuttavia, come ha sottolineato Giuseppe Di Rosa del Codacons, un organo del genere avrebbe dovuto nascere immediatamente dopo la nomina della città, non adesso, quando i danni sono ormai evidenti e difficilmente riparabili.

Di Rosa ha inoltre aggiunto: “Siamo stati i primi a gridare che bisognava correre per presentare la città al meglio, siamo stati lasciati soli dalla gran parte delle associazioni perché molte di queste cercavano, come sempre ad Agrigento, di acchiappare la possibilità di un progetto, mentre noi pensavamo alla città. Gli stessi che oggi dicono peste e corna lo fanno perché sono rimasti fuori dai giochi, perciò sono responsabili tanto quanto chi non ha ascoltato le nostre voci. Va ricordato che Agrigento tra il 2022 e il 31 dicembre 2024 ha speso per spettacoli e manifestazioni varie circa 20 milioni di euro senza aver presentato un solo progetto, mentre altre città capitali della cultura hanno cambiato il volto alla città prima dell’arrivo dei turisti per l’anno della proclamazione. In questo caso, l’amministrazione Miccichè al 31 dicembre 2024 non ha dato ad Agrigento neppure i bagni pubblici”.

“I problemi non si nascondono, si affrontano”, è stato il leitmotiv dell’incontro. Ed è proprio questa la sfida che Agrigento dovrà raccogliere: smettere di fingere che tutto vada bene e iniziare a costruire un futuro credibile, basato su interventi concreti e su una visione strategica che possa davvero trasformare la città in un polo culturale internazionale degno di questo titolo.

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