Agrigento Capitale della Cultura: Seddio denuncia il disastro a 728 giorni dal titolo
A 728 giorni dalla proclamazione, Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025 è ancora un cantiere aperto, ma senza fondamenta solide. A dirlo non è un detrattore occasionale, ma la voce autorevole del professore Pasquale Seddio, che con una riflessione lucida e amara, mette a nudo le gravi lacune tecniche, politiche e gestionali che hanno fin qui affossato il progetto.
“Serviva e serve ancora correre nella giusta direzione, senza più inciampare – scrive Seddio – ma la consapevolezza del valore nazionale del titolo è stata ignorata dalla politica e disattesa dai tecnici.”
Cittadini e Paese spettatori di un’occasione sprecata
Secondo Seddio, Agrigento – e con essa l’Italia – è stata relegata al ruolo di spettatrice di uno spettacolo indegno: nessuna visione condivisa, nessuna programmazione strategica, e una gestione chiusa, opaca e autoreferenziale.
La cultura, se presa sul serio, genera crescita, ma ad Agrigento la promessa si è scontrata con una realtà fatta di confusione, improvvisazione e politiche incoerenti.
Cucinotta: “Ho trovato uno zero totale”
Le parole della Presidente della Fondazione, Maria Teresa Cucinotta, durante la conferenza stampa di Pasqua, hanno scosso l’ambiente:
“Quando sono arrivata a fine gennaio 2025, non ho trovato niente: né sede, né personale, né bilancio, né una carta protocollata. Oggi è un punto e a capo.”
Un cambio di passo auspicato, ma ancora senza visione e senza colpi d’ala.
Albergoni: “Progetto compromesso, zero euro per la cultura”
A rincarare la dose è l’ex direttore generale della Fondazione, Roberto Albergoni, che denuncia:
“Il progetto è ormai compromesso.”
“Il Consiglio di amministrazione non ha competenze specifiche.”
“La Regione doveva stanziare 7 milioni, ma zero euro sono destinati ai progetti artistici.”
“Il budget è stato speso per concerti e iniziative collaterali come quello de Il Volo.”
Albergoni racconta anche della selezione di sei figure professionali bloccata dalla stessa Cucinotta e di una Fondazione diventata “più burocratica di un Comune”.
Fondazione senza controllo, rischio uso improprio di fondi pubblici
La riflessione di Seddio tocca un nervo scoperto: la Fondazione manca di organi di indirizzo, partecipazione e controllo, configurandosi come una struttura chiusa e autoreferenziale, dove gli amministratori agiscono senza reale accountability.
“Il pericolo – osserva Seddio – è che si finisca per considerare il potere della Fondazione come cosa propria, trascurando la trasparenza nell’uso del denaro pubblico.”
Un’occasione storica a rischio naufragio
Il progetto Agrigento Capitale, nato con ambizioni di rilancio culturale e turistico, rischia di trasformarsi in un fallimento annunciato. A mancare non sono solo i fondi, ma una strategia condivisa, la partecipazione della città, e soprattutto una governance trasparente e competente.
“Il percorso resta chiuso e in caduta libera” – conclude Seddio – lasciando intravedere uno scenario preoccupante per una città che avrebbe dovuto diventare simbolo del riscatto culturale del Sud.
In una stagione che avrebbe potuto segnare una svolta, Agrigento si trova invece a rincorrere il tempo perduto, ancora prigioniera di una gestione che appare sempre più inadeguata alle sfide del titolo prestigioso che l’Italia le ha conferito.