Agrigento, il Comune discrimina alunno disabile: condanna del Tribunale e silenzio politico
AGRIGENTO – Il Tribunale di Agrigento ha emesso un’ordinanza cautelare che suona come una sentenza pesantissima: il Comune ha discriminato un alunno disabile, violando il suo diritto all’istruzione, riconosciuto dalla Costituzione come diritto fondamentale. La vicenda riguarda la riduzione arbitraria delle ore di assistenza alla comunicazione previste dal PEI (Piano Educativo Individualizzato), motivata con esigenze di bilancio.
Il provvedimento è stato ottenuto dai genitori del minore, rappresentati dall’Avv. Francesca Picone, che hanno denunciato il taglio come una grave forma di discriminazione indiretta, vietata dalla Legge 67/2006, come già ribadito dalla Cassazione a Sezioni Unite (sent. n. 25011/2014).
Il Tribunale ha condannato il Comune a ripristinare immediatamente il servizio e ha imposto una multa di 1.000 euro per ogni settimana di ritardo, aggravando ulteriormente la situazione finanziaria dell’Ente.
Una gestione irresponsabile che scarica le colpe sul futuro
Quello che colpisce, oltre alla gravità del comportamento, è la consapevolezza dell’Amministrazione: il Comune sapeva di violare la legge, sapeva che sarebbe stato condannato, ma ha comunque scelto di proseguire nel taglio dei servizi, trasformando la sanzione in debito fuori bilancio, ossia in una spesa che non verrà pagata oggi, ma che sarà scaricata su chi amministrerà domani.
Una vera e propria furbata politica, che consente agli attuali amministratori di non rispondere subito del danno prodotto, lasciando il Comune ancora più esposto al dissesto finanziario. Invece di agire con responsabilità, si prendono tempo sulle spalle dei più fragili e delle future generazioni.
Le parole dell’assessore Alfano smentite dalla realtà
Nel verbale del tavolo tecnico del 15 ottobre 2024 verbale tavolo di confronto asacom definitivo, l’assessore alla Pubblica Istruzione Giovanni Alfano aveva dichiarato che la riduzione delle ore del servizio ASACOM era stata una scelta “necessaria” per poter avviare il servizio già a settembre. Aveva parlato del Comune come di un “buon padre di famiglia”, impegnato a garantire il massimo possibile con le poche risorse a disposizione.
Oggi quella dichiarazione suona come una beffa, alla luce della sentenza che conferma ciò che molte famiglie e associazioni denunciavano da mesi: non si è trattato di una scelta dolorosa ma responsabile, bensì di una violazione consapevole della legge e dei diritti dei minori con disabilità, per di più aggravata dalla scelta di non prevedere in bilancio le somme necessarie, pur conoscendo in anticipo il numero di bambini assistiti e i relativi PEI.
Perché l’assessore non si dimette?
Alla luce della gravità dei fatti, della sentenza emessa, e delle parole stesse dell’assessore che oggi risultano smentite nei contenuti e nella coerenza, Report Sicilia si chiede con forza perché non siano ancora arrivate le dimissioni dell’assessore Alfano.
In qualunque contesto istituzionale serio, una condanna come questa sarebbe già sufficiente a determinare le dimissioni immediate di chi ha avuto la responsabilità politica del servizio. Qui, invece, si continua a giustificare, a rinviare, a parlare di difficoltà e bilanci, mentre intanto si calpestano diritti e si accumulano danni.
Non è più tollerabile che un amministratore possa tagliare i servizi ai bambini disabili, venire condannato da un tribunale, produrre debiti fuori bilancio e restare tranquillamente al proprio posto, come se nulla fosse. È una questione di responsabilità, di dignità, e di rispetto verso la città.
Agrigento merita molto di più. I bambini fragili, ancora di più.


