Agrigento a 38 giorni dalla fine dell’anno più costoso e inconcludente della sua storia recente
Crolli mai chiariti, reti idriche al collasso, urbanistica opaca, lavori senza gara, fondi distribuiti all’ultimo minuto, progetti fantasma e un anno da Capitale della Cultura trasformato in un deserto di promesse mancate. Mentre le istituzioni tacciono, chi denuncia diventa “scomodo”. L’epitaffio perfetto alla frase attribuita a Camilleri: «La mafia si fa Stato e chi la combatte un fuorilegge».
EDITORIALE – di Giuseppe Di Rosa
Quando la cultura manca, resta solo il silenzio. E il silenzio, ad Agrigento, è diventato sistema.
«La mafia si fa Stato e chi la combatte un fuorilegge».
Frase attribuita ad Andrea Camilleri.
Eppure oggi, guardando Agrigento, sembra più una cronaca che una metafora.
Una città dove chi denuncia diventa un problema,
e dove chi dovrebbe rispondere si eclissa.
Una città in cui il silenzio non è un incidente: è una scelta, un’abitudine, una strategia.
🟥 1. DIECI ANNI DI OMBRE: I CASI CHE NESSUNO HA MAI CHIARITO
Il crollo dell’ex ospedale (15 maggio 2025)
Pieno centro storico. Un edificio pubblico collassa.
Perizie rinviate, proroghe, nessun chiarimento definitivo.
Rete idrica e 49 milioni perduti
Vent’anni di finanziamenti evaporati.
Anticipo da 10 milioni gestito tra confusione e intercettazioni diventate pubbliche.
Oggi i rubinetti restano a secco.
Villa del Sole e varianti inspiegabili
Vincoli, demolizioni, pareri contrastanti.
Documenti pubblicati, nessuna risposta istituzionale.
Caso Melilli e intrecci amministrativi
Concorsi, dirigenti condivisi, partecipate, fondazioni: una rete complessa.
Tutto documentato.
Tutto ignorato.
Antenna di San Leone
Installata in area vincolata, accanto alla villa del sindaco.
Sopralluogo, segnalazioni, nessuna spiegazione finale.
Polizia Locale usata fuori ruolo
Anni di agenti impiegati in mansioni non istituzionali.
PEC, richieste, solleciti.
Silenzio assoluto.
Lavori senza gara, gare senza lavori
Proroghe infinite, affidamenti diretti discutibili.
Atti pubblici, ma nessuna assunzione di responsabilità.
🟥 2. CAPITALE DELLA CULTURA 2025: IL MANUALE DEL FALLIMENTO
Il 2025 doveva essere l’anno del riscatto.
Tra 38 giorni si chiuderà come l’anno del nulla.
Silent Room – Piazzale Hardcastle
Annunciata come installazione immersiva.
Ritardi, rinvii, struttura incompleta, chiusa per mesi.
Diventa il simbolo perfetto: una stanza vuota nel vuoto istituzionale.
Progetto Mirror – Orchestra di Vienna
Il “progetto iconico”.
Sparito.
Mai realizzato.
Nessun annuncio di annullamento, nessuna spiegazione.
Casa della Cultura – Via Atenea
Inaugurazioni annunciate, foto pubblicate, date promesse.
Sopralluoghi: impianti incompleti, certificazioni mancanti.
Apertura reale mai avvenuta.
Portale del Turismo
Annunci ripetuti per mesi.
Sito vuoto, sezioni incomplete, informazioni mancanti.
La Capitale della Cultura senza un portale turistico funzionante.
Installazioni artistiche mai montate
Promesse di totem, luci, percorsi interattivi.
Sopralluoghi: nulla.
Zero installazioni.
🟥 3. LA MAXI-SPESA FINALE DEL COMUNE: IL CONTENTINO DELL’ULTIMA ORA
Negli ultimi mesi del 2025 il Comune di Agrigento ha varato una nuova spesa:
decine di micro-finanziamenti distribuiti a pioggia a una lunga serie di associazioni.
Fatti:
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intervento tardivo,
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nessuna strategia,
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nessuna coerenza con il dossier 2025,
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percezione diffusa di favoritismi verso associazioni vicine all’amministrazione.
Tutto questo dopo oltre 10 milioni spesi per la Capitale della Cultura
e altri milioni investiti negli ultimi anni in eventi effimeri, senza benefici permanenti.
Il risultato è chiaro:
un programma culturale creato all’ultimo minuto per salvare la faccia, non per salvare la città.
🟥 4. REPORT SICILIA C’ERA. SEMPRE.
Mentre altri tacevano, noi eravamo:
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alla Silent Room chiusa,
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sotto l’ex ospedale crollato,
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davanti alla Villa del Sole,
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all’antenna di San Leone,
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dentro quartieri senz’acqua,
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lungo vie abbandonate,
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tra atti negati e documenti “introvabili”.
Abbiamo raccontato ciò che altri hanno provato a nascondere.
🟥 5. IL PROBLEMA NON È LA CULTURA. IL PROBLEMA È IL SILENZIO.
Ad Agrigento:
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chi denuncia è scomodo;
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chi chiede trasparenza è “rompiscatole”;
-
chi mostra documenti viene attaccato;
-
chi pretende legalità viene isolato.
E le istituzioni?
Tacciono.
Questo è il vero fallimento dell’anno della cultura:
la cultura della non-risposta.
🟥 6. TRA 38 GIORNI FINISCE IL TITOLO. MA IL FALLIMENTO RESTERÀ.
Il 2025 finirà senza:
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nuove infrastrutture,
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nuove opere,
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nuove idee,
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una strategia culturale,
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un’eredità concreta.
Resteranno invece:
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le strade sporche,
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i quartieri abbandonati,
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l’acqua che manca,
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i debiti che aumentano,
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il centro storico che crolla,
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il silenzio istituzionale che avanza.
Agrigento non ha bisogno di eroi. Ha bisogno di verità.
Finché la verità darà fastidio,
finché chi denuncia verrà etichettato come disturbatore,
finché il silenzio varrà più della trasparenza…
…allora la frase di Camilleri non sarà più una frase.
Sarà il nostro epitaffio.
Report Sicilia continuerà a raccontare ciò che molti non vogliono vedere:
perché fuori posto non è chi cerca la verità.
Fuori posto è chi ha paura che emerga.
🟥 7. RICHIAMO FINALE: LA FRASE DI CAMILLERI NON È UNO SLOGAN. È UNA LEZIONE.
E allora vale la pena tornare alla frase iniziale, perché non riguarda solo la mafia.
Riguarda ogni sistema che usa il potere per silenziare chi cerca la verità.
Andrea Camilleri avrebbe detto che:
La mafia non è solo chi spara: è chi si infiltra, chi si confonde con le istituzioni, chi usa il silenzio, il favore, la convenienza.
La storia italiana è piena di zone grigie.
Quando pezzi delle istituzioni chiudono un occhio,
il problema non è chi denuncia.
Il problema è chi dovrebbe intervenire e non lo fa.
Perché — e questo è il cuore di tutto —
chi denuncia difende lo Stato di diritto, non lo attacca.
I fuorilegge non sono i giornalisti, gli attivisti, i cittadini che chiedono verità.
Fuorilegge sono sempre:
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i mafiosi,
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i collusi,
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i complici,
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o chi sceglie il silenzio invece della legalità.
Lo Stato vero non è quello che si “protegge”.
È quello che risponde, che controlla, che vigila, che non ha paura della luce.
Falcone, Borsellino, Livatino, Chinnici, Cassarà
e tutti coloro che sono morti per difendere la verità
non sono stati mai — e mai saranno — “fuorilegge”.
Fuorilegge è chi ha paura di loro.
E fuorilegge, metaforicamente, è chi oggi teme la verità più della menzogna.
Questo è il punto.
Ed è per questo che Report Sicilia continuerà a fare ciò che fa:
raccontare ciò che altri non vogliono raccontare.
Perché la verità può essere scomoda.
Ma è l’unica che può salvare Agrigento.


