23 maggio 2025 – Capaci dimenticata, anche da Agrigento
Silenzio assordante nel giorno della memoria: nessuna iniziativa per Falcone
In tutta Italia, il 23 maggio è una data scolpita nella coscienza civile. È il giorno in cui, nel 1992, venne assassinato dalla mafia il giudice Giovanni Falcone, insieme a sua moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. A Palermo, Milano, Roma e in decine di città, si sono moltiplicate le iniziative per il 33° anniversario della strage di Capaci.
Ma ad Agrigento, paradossalmente Capitale Italiana della Cultura 2025, l’unica cultura assente è proprio quella dell’antimafia.
Nessuna cerimonia, nessun ricordo
Nessuna manifestazione pubblica è stata organizzata dalle istituzioni locali. Nessun minuto di silenzio, nessuna corona di fiori, nessun evento simbolico. Né in Piazza Municipio, né alla Valle dei Templi, né in luoghi come Villa Bonfiglio, che in passato avevano ospitato momenti di raccoglimento.
Nel 2022, il sindaco Francesco Miccichè si era recato al Giardino dei Giusti, accompagnato da consiglieri e dal direttore del Parco Archeologico Roberto Sciarratta, per deporre dei fiori. Nel 2023, sempre Miccichè aveva presenziato alla cerimonia in Villa Bonfiglio con l’allora prefetto Filippo Romano e le autorità civili e militari, piantando un ulivo simbolo di speranza.
Ma oggi, nel 2025, tutto è stato dimenticato.
L’antimafia a intermittenza?
Mentre in Italia si predica la “cultura dell’antimafia”, Agrigento sembra predicare solo slogan e palcoscenici. Una città che si fregia del titolo di Capitale della Cultura avrebbe dovuto rappresentare un modello di memoria attiva, un baluardo contro l’oblio. Invece, ha completamente ignorato il 23 maggio, come se la storia potesse essere riscritta a colpi di eventi patinati, spettacoli e conferenze, ma senza radici civili.
“Falcone, Morvillo e i loro angeli custodi meritano memoria, non amnesia istituzionale.”
Il silenzio è assordante
Chi governa oggi Agrigento dovrebbe spiegare perché ha smesso di ricordare, e soprattutto cosa significa “cultura” se non è anche cultura della legalità. La commemorazione non è un obbligo cerimoniale: è un dovere morale e politico.
Il 23 maggio non può e non deve diventare una data qualsiasi.
Eppure, nel cuore di una città che si proclama “capitale”, oggi non c’era nessuno.

