Due post, due toni, due mondi.
A distanza di pochi giorni, il sindaco di Agrigento Francesco Miccichè ha commentato due episodi gravissimi: l’attentato dinamitardo contro il giornalista Rai Sigfrido Ranucci, e il rogo doloso delle auto dell’ex assessore comunale alla Cultura Costantino Ciulla, suo ex collaboratore e dirigente di Fratelli d’Italia.
La differenza di approccio è lampante, e racconta più di mille parole il modo in cui viene oggi interpretato il concetto di solidarietà dal primo cittadino.

Nel post dedicato a Ranucci, Miccichè si spende con parole accorate e solenni:

“Un gesto vile contro la verità e contro il diritto all’informazione, fondamento della nostra società democratica. La libertà di stampa è la voce dei cittadini, è il respiro stesso di un Paese, il polmone vitale della democrazia. Difendere chi cerca e racconta la verità significa difendere i diritti di tutti noi.”

Un messaggio lungo, sentito, articolato, pubblicato con enfasi e accompagnato da un tono istituzionale di grande pathos.

Tutt’altra musica, invece, nel post del 6 ottobre dedicato a Costantino Ciulla, l’ex assessore alla Cultura che per cinque anni ha condiviso con lui la guida dell’amministrazione:

“Esprimo piena solidarietà e vicinanza all’ex assessore comunale Costantino Ciulla e alla sua famiglia. Durante la notte, due auto di sua proprietà sono state coinvolte in un episodio che ha causato un incendio. Auspico che si faccia al più presto chiarezza su quanto accaduto.”

Poche righe, asciutte, distaccate, prive di sentimento e soprattutto di qualsiasi riconoscimento umano o politico verso un uomo che lo ha affiancato per un intero mandato.
Non una parola di condanna, non un riferimento alla gravità dell’atto, non un cenno alla tensione che si respira in città.

Mentre per un giornalista Rai – che il sindaco probabilmente conosce solo attraverso la televisione – Miccichè parla di “attentato alla democrazia” e “difesa della verità”, per il suo ex assessore usa il linguaggio impersonale di un comunicato d’ufficio.
Un gesto che sa di presa di distanza, se non di vera e propria indifferenza.

Eppure, Costantino Ciulla non è un cittadino qualunque: è stato per anni l’assessore alla Cultura, uno dei ruoli simbolici della giunta Miccichè, uomo di riferimento per la promozione del titolo di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025 e figura chiave nella programmazione degli eventi culturali.
Ignorare la gravità dell’attentato che lo ha colpito, limitandosi a un messaggio di circostanza, è una scelta che pesa sul piano politico e morale.

Una scelta ancora più incomprensibile se si considera che, quando si tratta di solidarizzare con personaggi noti o casi mediaticamente “più spendibili”, il sindaco sa usare tutt’altro linguaggio, tutt’altra enfasi, tutt’altra capacità comunicativa.

Ma per Agrigento e per chi in questi anni gli è stato accanto, evidentemente, non vale lo stesso metro.

La differenza tra i due post – quello per Ranucci e quello per Ciulla – è la fotografia perfetta di una politica a due velocità: empatica e teatrale quando serve apparire, fredda e distante quando si tratta di guardare in casa propria.

E forse proprio da questa differenza si misura oggi la distanza tra il sindaco Miccichè e la città che dovrebbe rappresentare.

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