PILLOLE DI BOTANICA A CURA DI GIUSEPPE BALLARO'

Pillole di Botanica
Rubrica a cura di Giuseppe Ballarò


Agrigento e gli alberi maltrattati: la tragicommedia del verde urbano

Agrigento, con i suoi paesaggi mozzafiato e la Valle dei Templi, sembra uscita da una cartolina. Ma basta alzare lo sguardo verso gli alberi cittadini per accorgersi di una realtà ben meno poetica: alberi mutilati, radici ribelli, chiome che sembrano un esperimento mal riuscito. Il tutto, ovviamente, in nome di una presunta “messa in sicurezza” che di sicuro ha solo il nome. La colpa? Quella pratica sconsiderata e diffusissima nota come capitozzatura, che si traduce nel taglio brutale e indiscriminato della chioma.

Il problema della capitozzatura

Immaginate di dover respirare attraverso il naso e la bocca, e che qualcuno vi tappi tutto, lasciandovi giusto un forellino per sopravvivere. Questo è ciò che accade a un pino quando gli si tagliano drasticamente i rami: le foglie, indispensabili per la fotosintesi e quindi per la “respirazione” dell’albero, vengono eliminate. Il povero albero entra allora in modalità sopravvivenza e reagisce come può, lanciando nuovi rami secondari che, ahimè, sono fragili come promesse elettorali.

Radici ribelli e tronchi instabili

Privare una pianta della sua chioma significa anche sconvolgere il suo delicato equilibrio strutturale. Le radici, che normalmente affondano profonde nel terreno per sostenere l’intero peso della chioma, iniziano a risalire verso la superficie. Questo fenomeno trasforma l’albero in un potenziale pericolo, con radici che spaccano marciapiedi e tronchi instabili che diventano bersagli facili per il primo colpo di vento.

Il mito dei pini “problematici”

C’è una credenza diffusa secondo cui i pini sarebbero alberi “inadatti” alle città. Ma è come dire che il problema delle strade dissestate è colpa delle auto e non delle buche. Se gli alberi venissero gestiti correttamente, non avremmo radici sporgenti né chiome instabili.

Un’eredità da proteggere

Pensiamo poi al valore simbolico di questi alberi. Ad Agrigento, il celebre pino di Pirandello non è solo un albero: è un pezzo di storia, un testimone silenzioso che lega il paesaggio alla letteratura. Maltrattare un pino è come imbrattare una statua o lasciare crollare un tempio.

Pini e resilienza

Il Pinus pinea, con la sua chioma ad ombrello e le radici profonde, è un capolavoro della natura mediterranea. La sua ombra protegge dal sole cocente delle estati siciliane, le radici stabilizzano il terreno, e i suoi aghi filtrano l’aria, riducendo l’inquinamento. Se rispettati, questi giganti buoni ci restituiscono molto più di quanto chiedano.

Il verde come risorsa

Immaginate una Agrigento dove gli alberi possano respirare liberamente, con chiome rigogliose e radici salde. Gli alberi non sono un lusso, ma una risorsa vitale. È tempo di abbracciare una gestione sostenibile e rispettosa del verde urbano, che metta al centro le piante e, di riflesso, il nostro benessere.


Nota dell’autore: Questo è il primo articolo della rubrica Pillole di Botanica, che nasce con l’intento di sensibilizzare i lettori sull’importanza del verde urbano e della tutela della natura nelle nostre città. Seguiteci per scoprire altre curiosità e approfondimenti sul mondo delle piante e su come possiamo vivere in armonia con esse.

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