Legalità ad Agrigento: si premiano i bambini, ma si ignora chi denuncia
In un momento in cui Agrigento vive il suo anno da Capitale Italiana della Cultura 2025, si moltiplicano le iniziative pubbliche per promuovere valori come trasparenza, giustizia e legalità. Tra queste, il concorso nazionale “Disegna la Legalità”, rivolto agli studenti, si è concluso con una cerimonia presso Casa Sanfilippo, sede del Parco Archeologico della Valle dei Templi.
Alla premiazione hanno partecipato figure istituzionali di primo piano: il sindaco Francesco Miccichè, l’assessore alla Polizia Locale Carmelo Cantone e Riccardo Cacicia, dirigente della Camera di Commercio, ente organizzatore del premio.
Tuttavia, la loro presenza solleva più di una riflessione. I tre sono infatti al centro del caso Narbone, una delle vicende più gravi che ha investito il Comune di Agrigento nel 2025.
Il caso Narbone e le accuse sulla Sagra del Mandorlo in Fiore 2025
La denuncia arriva da Carola Narbone, funzionaria SUAP del Comune, che in una lettera dettagliata ha rivelato gravi anomalie nella gestione della Sagra del Mandorlo in Fiore 2025. Secondo quanto scritto nella lettera pubblicata integralmente su Report Sicilia, si sarebbero verificati:
-
conflitti di interesse negli affidamenti;
-
pressioni da parte di politici e dirigenti;
-
il coinvolgimento di un cosiddetto “Gruppo Sagra” non istituzionale, che avrebbe agito in modo autonomo e opaco.
🔗 Leggi qui la lettera integrale di Carola Narbone:
👉 Lettera completa sulla gestione del Mandorlo in Fiore 2025
A seguito della denuncia, la funzionaria ha subito un richiamo disciplinare e un grave atto intimidatorio: la sua auto è stata vandalizzata. Tutto questo nel silenzio assordante dell’intera amministrazione comunale.
Il silenzio del Comune di Agrigento è un cattivo esempio di legalità
Non una parola è arrivata dal sindaco Miccichè, dall’assessore Cantone, né dal resto del Comune di Agrigento. Nessuna smentita, nessuna indagine interna, nessuna presa di posizione a tutela della legalità.
Anzi, proprio mentre la vicenda esplodeva sulla stampa, gli stessi soggetti coinvolti premiavano i bambini per un concorso sulla legalità. Un gesto che appare in forte contrasto con le accuse pendenti e che trasmette un messaggio pericoloso: chi denuncia viene isolato, mentre chi tace continua a rappresentare le istituzioni.
Cultura e legalità non possono essere parole vuote
“Se non c’è legalità, non può esserci cultura.” Questa frase dovrebbe guidare ogni atto dell’amministrazione. Ma ad Agrigento, nel pieno del suo ruolo di Capitale Italiana della Cultura 2025, la cultura rischia di essere ridotta a facciata.
Perché educare alla legalità non significa premiare disegni, ma agire con coerenza e responsabilità. Il silenzio del Comune sul caso Narbone è un grave segnale di mancanza di trasparenza. E il messaggio che passa è chiaro: le parole non bastano se i fatti vanno nella direzione opposta.
Conclusione: un’opportunità persa per Agrigento
L’anno della cultura doveva essere un’occasione di riscatto. Invece, tra denunce ignorate, funzionari isolati e istituzioni silenziose, la città rischia di perdere credibilità. La legalità ad Agrigento non può essere un concetto da esposizione. Deve diventare prassi quotidiana.

