Un caso personale diventa denuncia pubblica. Il giornalista e scrittore Raimondo Moncada, paziente oncologico con il codice 048, ha portato alla luce le gravi inefficienze del sistema sanitario agrigentino attraverso un toccante post su Facebook. La sua esperienza con i tempi d’attesa per una colonscopia, fissata a due anni di distanza, ha acceso un dibattito pubblico sulla gestione della sanità nella provincia di Agrigento, evidenziando il dramma delle liste d’attesa e l’emigrazione sanitaria forzata.

La denuncia di Moncada: “Questa non è la mia sanità”

Moncada, che ha affrontato un calvario sanitario negli ultimi anni, ha raccontato come, a fronte di un’urgenza diagnostica, gli siano state proposte date irragionevoli: novembre 2026 a Sciacca o agosto 2025 a Canicattì. Una situazione insostenibile per un paziente oncologico. Costretto a ricorrere a strutture private o a emigrare per ricevere cure adeguate, Moncada si è rivolto a un centro diagnostico a Cefalù, percorrendo due ore e mezza di macchina, per poi pagare di tasca propria un esame che avrebbe dovuto essere garantito dal sistema pubblico.

“Se fossi stato costretto a pagare ogni esame, visita o intervento in questi tre anni, sarei morto prima,” scrive Moncada, evidenziando le falle del sistema e il peso economico insostenibile che grava sui pazienti.

La risposta del Direttore Generale dell’ASP

A seguito delle dichiarazioni di Moncada, il Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento, Giuseppe Capodieci, ha espresso il proprio rammarico e ha annunciato nuove misure per affrontare il problema delle liste d’attesa. In una nota stampa, Capodieci ha dichiarato:

“Siamo consapevoli delle carenze nel sistema e stiamo lavorando per applicare correttivi. Nelle prossime ore sarà attivo un numero di telefono dedicato ai pazienti oncologici e ai loro medici curanti, per consentire una prenotazione più celere.”

Il Direttore ha anche sottolineato che, in caso di impossibilità a ottenere una prestazione nei tempi previsti, i pazienti potranno accedere al percorso di tutela e ottenere un rimborso per le spese sostenute presso strutture private.

Sanità pubblica e privata: due velocità

Il caso di Moncada ha evidenziato una realtà che molti pazienti affrontano quotidianamente: il ricorso forzato alla sanità privata per sopperire alle inefficienze del sistema pubblico. La distanza tra la prevenzione tempestiva e il ritardo diagnostico, specialmente per pazienti oncologici, può fare la differenza tra la vita e la morte.

Moncada e il volto umano della sanità

Nonostante la denuncia, Moncada ha voluto ringraziare i medici e gli infermieri che lo hanno curato con dedizione, evidenziando che le falle del sistema non sono responsabilità del personale sanitario, ma di una gestione amministrativa inadeguata. La sua esperienza, pur dolorosa, ha suscitato una risposta immediata da parte dell’ASP e un’ondata di solidarietà da parte di associazioni, amici e conoscenti.

Il commento finale di Moncada

“Abbiamo bisogno di una sanità che funzioni, non di un sistema che ci costringa a emigrare o a pagare per ciò che è nostro diritto,” ha dichiarato Moncada, aggiungendo: “La telefonata del Direttore Generale mi ha fatto piacere. Spero che queste promesse diventino realtà.”

Verso un miglioramento?

Il caso di Moncada potrebbe rappresentare una svolta nella gestione della sanità agrigentina. La promessa di un canale dedicato ai pazienti oncologici è un primo passo, ma resta da vedere se queste misure saranno sufficienti a colmare il divario tra il bisogno dei pazienti e l’offerta del sistema sanitario pubblico.

Agrigento, come Capitale Italiana della Cultura 2025, si trova di fronte alla sfida di non essere solo un simbolo di bellezza culturale, ma anche un modello di efficienza sanitaria e sociale.

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