Dopo mesi di rivelazioni e inchieste sul “sistema Di Mauro”, ad Agrigento è calato un silenzio inquietante. Cosa è successo alle indagini?

Doveva essere la stagione del coraggio

Solo pochi mesi fa ad Agrigento sembrava che si stesse aprendo una stagione nuova.
Le procure lavoravano, le carte parlavano, e la città – per la prima volta dopo anni – cominciava a intravedere una crepa nel muro dell’omertà istituzionale.

Si parlava di 416(associazione a delinquere), di consiglieri comunali coinvolti, di assessori e sindaci sotto la lente della magistratura.
Gli articoli pubblicati su Report Sicilia raccontavano di un sistema di potere radicato, trasversale, che da anni avrebbe condizionato appalti, incarichi e nomine.

🧩 Le nostre inchieste hanno descritto un mosaico complesso e coerente:

Non si trattava di illazioni, ma di atti giudiziari, intercettazioni e documenti ufficiali.
Dentro c’erano nomi, ruoli, e un filo rosso che univa Agrigento, Licata, Palermo e Roma.


Le minacce e il silenzio

Poi, all’improvviso, tutto è sparito.
Silenzio.
Non un aggiornamento, non un rinvio a giudizio, non un approfondimento.

Nel frattempo, Roberto Di Mauro, ex assessore regionale al Territorio e Ambiente e figura centrale di quel “sistema”, ha fatto sapere – direttamente o attraverso i suoi legali – che intende querelare tutti i giornali che hanno osato riportare ciò che le procure scrivevano nero su bianco.

Un messaggio chiaro, che ha sortito l’effetto voluto: la stampa locale, salvo rare eccezioni, ha scelto di tacere.
Come se quelle carte, improvvisamente, non fossero mai esistite.


Procure ferme o timorose?

È legittimo domandarsi cosa sia accaduto in questi mesi.
Le procure di Agrigento e Caltanissetta, che – come rivelato – lavoravano in sinergia, hanno smesso di indagare?
Oppure hanno scelto il silenzio, in attesa che il rumore mediatico si plachi?

E ancora:

  • perché nessun rappresentante istituzionale ha sentito il bisogno di prendere posizione?

  • perché nessuno ha difeso il diritto all’informazione?

  • e perché, a quattro mesi da quelle carte, tutto tace?


Il sistema idrico: dalla crisi al rifacimento pilotato

La vicenda idrica di Agrigento è diventata simbolo perfetto del sistema in atto: anziché essere occasione di risanamento, è terreno fertile di intrecci e condizionamenti.

Una lunga fase di crisi idrica: l’acqua razionata, la dispersione stimata in circa il 50 % della rete nel capoluogo agrigentino — i cui tubi erano obsoleti da decenni.
Poi la gara per il rifacimento della rete idrica, un appalto da circa 37 milioni di euro, finanziato con fondi pubblici (FSC) e annunciato come svolta storica.
Ma – secondo gli inquirenti – l’appalto nascondeva un sistema: imprese “compiacenti”, offerte al ribasso, condizionamento di progettisti, dirigenti e amministratori locali. lavialibera.it
E ancora: il capo della Procura, Giovanni Di Leo, ha voluto chiarire pubblicamente che l’indagine era ancora in corso e che certe affermazioni del sindaco – che aveva auspicato che le indagini sull’“appaltone per la rete idrica” non ritardassero la consegna dell’opera – erano quantomeno «contorte». Report Sicilia.it

In breve: la crisi idrica non è stata solo un’emergenza da gestire, è diventata un’opportunità per l’affermazione di poteri “privati-pubblici” che ambiscono a gestire la risorsa, gli appalti, le mazzette.
E mentre i cittadini aspettavano l’acqua e un servizio migliore, il sistema – secondo gli atti – già era all’opera.

Il rischio di una normalità malata

Agrigento rischia di tornare a quella che molti definiscono la sua “normalità”:
una normalità fatta di silenzi, connivenze e paure, dove chi denuncia viene isolato e chi gestisce il potere lo fa nel buio delle stanze chiuse.

Il “Sistema Di Mauro” non è solo un nome, ma un meccanismo di controllo del consenso e delle risorse pubbliche, con radici profonde e ramificazioni politiche e burocratiche.

Oggi, quel silenzio che cala su tutto rischia di diventare complicità collettiva.

La domanda che resta

Dopo mesi di indagini, intercettazioni e minacce, dopo titoli che hanno fatto tremare palazzi e carriere, oggi resta solo una domanda che pesa come un macigno:

Il silenzio è sempre degli innocenti?

Report Sicilia continuerà a seguire la vicenda, con la stessa libertà e lo stesso coraggio di sempre.
Perché se il silenzio è comodo per molti, per noi resta solo un’altra forma di colpevolezza.

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