Report Sicilia ottiene un’altra vittoria a difesa del territorio: demolizione ordinata per l’impianto installato da RFI in pieno centro storico, senza autorizzazioni paesaggistiche, sismiche ed edilizie. Comune e Ferrovie sotto accusa per gravi omissioni.

Agrigento – Il traliccio metallico alto circa 24 metri, installato tra piazza Marconi e via Acrone su una base in cemento armato, era abusivo. A confermarlo è l’Ordinanza di demolizione n. 19 dell’8 agosto 2025 ORDINANZA+DI+DEMOLIZIONE+N.+19+DEL+08-08-2025-RFI-+S.P.A. firmata dal dirigente del Settore Territorio e Ambiente del Comune di Agrigento. Una decisione che arriva dopo la segnalazione di Report Sicilia, che aveva sollevato il caso con una precisa inchiesta giornalistica, spingendo la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali e l’amministrazione comunale ad agire.

L’area interessata è catastalmente individuata al foglio 142, particella 3821, in zona A1 – Centro Storico, vincolata dal punto di vista paesaggistico e sismico, come previsto dal P.R.G. e dal piano particolareggiato “PI 28 Akragas – Ambito 10”. Il traliccio era stato collocato da Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. (RFI), su progetto seguito dalla referente Giuseppina Di Palma.

Nessuna autorizzazione, solo abusi

Secondo la relazione tecnica n. 32 del 29 luglio 2025, redatta dal Servizio Vigilanza Edilizia insieme al Nucleo Tutela Urbanistica della Polizia Locale, l’opera è risultata priva di ogni autorizzazione urbanistica, edilizia, paesaggistica e sismica. Come confermato anche dalla Soprintendenza, con nota prot. 7342 del 23 luglio 2025, non è mai stata presentata alcuna richiesta di autorizzazione paesaggistica, nonostante il vincolo insistente sull’area.

“Le opere dovevano essere preventivamente autorizzate da questa Soprintendenza ai sensi dell’art. 146 del D.Lgs. 42/04”, si legge nella nota dell’ente regionale, che ha richiesto al Comune di “porre in essere tutti i provvedimenti previsti dalle norme vigenti” per il ripristino dello stato dei luoghi.

Ordinata la demolizione entro 30 giorni

Alla luce degli accertamenti, l’Amministrazione comunale ha emesso l’ordinanza con la quale intima a RFI la demolizione del traliccio entro 30 giorni, a pena di intervento d’ufficio con addebito dei costi alla società. La struttura è descritta come un traliccio in metallo su base in cemento armato di 3×3 metri, con altezza fuori terra di 50 centimetri e diametro di circa 1 metro.

Il provvedimento cita l’art. 33 del DPR 380/2001, confermando l’illegittimità dell’opera, e chiarisce che non può essere invocata la “semplificazione” prevista dal Codice delle Comunicazioni Elettroniche (Dlgs 259/2003) per sottrarsi agli obblighi autorizzativi.

Sotto accusa Comune e Ferrovie

Questa vicenda mette in luce anche le gravi responsabilità omissive del Comune di Agrigento, che avrebbe dovuto intervenire tempestivamente già al momento della realizzazione dell’opera. Solo dopo la denuncia di Report Sicilia e l’intervento della Soprintendenza si è arrivati all’adozione di un provvedimento formale.

Ma forti responsabilità emergono anche in capo a RFI, che ha proceduto all’installazione senza acquisire alcuna autorizzazione, dimostrando un atteggiamento arrogante e disinvolto nel trattare un’area delicatissima del centro storico agrigentino.

Report Sicilia: “Difendiamo Agrigento dagli abusi”

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Con questa nuova azione, Report Sicilia dimostra ancora una volta come il giornalismo d’inchiesta possa rappresentare uno strumento concreto di tutela del territorio e dell’interesse collettivo.

“Abbiamo dimostrato che non tutto può passare in silenzio. Questa è una vittoria per la città e per chi la ama. Chi sbaglia, paga – anche se si chiama RFI”, commenta il nostro editore Giuseppe Di Rosa.

Gli enti coinvolti

L’ordinanza è stata trasmessa, oltre che a RFI, anche al Ministero delle Imprese (MIMIT), all’Agenzia ANSFISA, all’Arpa, al Genio Civile, alla Regione Sicilia, alla Polizia Ferroviaria, alla Procura di Italferr, alla Soprintendenza, e ai servizi SUAP e SUE del Comune di Agrigento.

Ora tocca a RFI dimostrare di voler rispettare le regole: ha tempo fino ai primi di settembre per demolire l’opera. Altrimenti, sarà il Comune a intervenire con fondi pubblici, salvo poi rivalersi legalmente.