Era ancora buio quando le fiamme hanno avvolto la tenda della comunità missionaria “Porta Aperta” alla Villa Bonfiglio. Un incendio devastante, che ha cancellato in pochi minuti anni di accoglienza, preghiera, solidarietà e umanità. Ma se la notte è stata di fuoco, l’alba – per chi ci crede ancora – può essere di speranza.

Appena uscito di casa, ho deciso di recarmi immediatamente sul posto. Le suore laiche erano già lì, colpite ma non piegate. Poco dopo è arrivato anche l’assessore alla Polizia Locale Carmelo Cantone, notoriamente vicino all’associazione. Subito dopo sono giunti Giuseppe Riccobene, attivista di Legambiente, e Alfonso Cartannilica (Satira Agrigentina). Due minuti prima, Attilio Sciara, responsabile della Protezione Civile Comunale, aveva già lanciato l’idea di una raccolta fondi. Io, con Report Sicilia, ho fatto lo stesso: ho chiesto alle suore l’IBAN per attivare subito una sottoscrizione. E Attilio era già operativo.

Senza bisogno di troppe parole, Riccobene annuiva, Cartannilica era già mentalmente in azione. Eravamo otto presenti, e sei di noi stavano già cercando soluzioni concrete. Ma a quel punto è intervenuto l’assessore Cantone, che ha chiesto alle suore di attendere. Pochi minuti di confronto e, di fatto, ogni iniziativa autonoma è stata accantonata: “Ci penserà l’Amministrazione Comunale”, è stato il messaggio.

Nonostante ciò, sono andato via con una sensazione diversa. Ho pensato: se ci pensa il Comune, allora bene. Con il 50% di un mese di indennità di sindaco e giunta  si raccolgono almeno 15 mila euro. Aggiungiamoci anche un contributo simbolico dalla deputazione regionale e nazionale – diciamo 1.000 euro a testa – ed ecco che la tenda si può ricomprare in meno di una settimana. Tutto risolto. E finalmente, si agisce per davvero.

Poco dopo è arrivata la nota ufficiale del sindaco di Agrigento, Francesco Miccichè, che ha dichiarato:

“Mi sono recato di primo mattino alla Villa Bonfiglio e ho purtroppo constatato che l’incendio ha completamente devastato la tenda della Comunità missionaria Porta Aperta, da anni presidio di sana aggregazione giovanile e di crescita civile per la nostra città. L’Amministrazione comunale si adopererà per contribuire al ripristino della struttura. Esprimo piena vicinanza e gratitudine alle suore che animano con passione questa straordinaria realtà. Desidero sottolineare il tempestivo intervento dell’assessore Carmelo Cantone, che sin dai primissimi momenti ha coordinato con efficacia le operazioni di emergenza.”

Anche la politica regionale e nazionale ha risposto con parole forti e partecipate.
L’onorevole Calogero Pisano ha scritto:

“Con profondo rammarico apprendo dell’incendio che ha distrutto la tenda della comunità Porta Aperta, luogo di accoglienza e speranza per anziani, giovani e persone fragili. A suor Maria Grazia Pellitteri e a tutte le consorelle va la mia piena solidarietà. Le loro parole – ‘ripartiremo più forti di prima’ – testimoniano una fede che commuove e ispira.”

Anche l’on. Ida Carmina (M5S) ha espresso il proprio sdegno:

“Un gesto ignobile che non ferisce solo un presidio sociale fondamentale, ma tutta la comunità agrigentina. Se confermata la natura dolosa dell’incendio, ci troveremmo davanti a un atto gravissimo. Io e il Movimento 5 Stelle siamo al fianco della Comunità Missionaria Porta Aperta. La risposta solidale della cittadinanza è già straordinaria.”

Ma non si tratta solo dell’episodio di oggi. Le suore della comunità “Porta Aperta” sono già state vittime, nei mesi scorsi, di altri atti intimidatori, come l’incendio dell’auto di servizio, episodio rimasto senza colpevoli e avvolto nel silenzio. Questo rende ancora più urgente una risposta concreta e collettiva, che vada oltre la solidarietà formale.

Agrigento, questa volta, ha l’occasione per non voltarsi dall’altra parte. Perché Porta Aperta è molto più di una tenda: è una casa senza mura, un abbraccio quotidiano, un esempio di quella città che vorremmo vedere tutti i giorni. E se dalle parole del sindaco si intuisce che sarà l’assessore Cantone a coordinare ogni aspetto, compresa – si spera – una raccolta fondi tra i politici agrigentini che percepiscono un’indennità pubblica, allora che si proceda subito. Facendo due conti, basterebbero poche adesioni sincere per ricostruire in pochi giorni la nuova tenda della solidarietà.

Agrigento ha già scelto: sta con le suore, con Porta Aperta, con la speranza. Ora servono solo i fatti.

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