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“Sistema Agrigento”: schede fotografiche, pressioni elettorali e intrecci tra politica e affari

AGRIGENTO – Nuove e inquietanti rivelazioni emergono dalla maxi inchiesta della Procura della Repubblica di Agrigento che ipotizza l’esistenza di un “sistema” capace di condizionare appalti pubblici e tornate elettorali. L’indagine, che ha già portato all’arresto di cinque persone – tra cui gli imprenditori favaresi Dino Caramazza e Luigi Sutera Sardo, e il “super dirigente” Sebastiano Alesci – si arricchisce oggi di un ulteriore capitolo che mette sotto i riflettori le recenti elezioni provinciali del 27 aprile.

Secondo quanto riportato da Grandangolo Agrigento, gli inquirenti hanno intercettato pressioni esplicite, richieste di fotografie della scheda elettorale e una campagna di “attivismo” che avrebbe favorito il candidato sostenuto da Roberto Di Mauro, ovvero Giuseppe Pendolino, sindaco di Aragona, risultato poi vincitore.

Intercettazioni e promesse: il “sistema” in azione

Dalle telefonate monitorate dalla Squadra Mobile, guidata dal vicequestore Vincenzo Perta, emerge un forte dinamismo tra i soggetti coinvolti per assicurarsi i voti dei consiglieri comunali – un corpo elettorale ristretto ma strategico nelle elezioni di secondo livello.

In particolare, è stato l’architetto Alesci, già coinvolto anche in altri procedimenti per presunte turbative d’asta, a rassicurare Di Mauro sull’appoggio politico da Favara, mentre l’imprenditore Caramazza parlava apertamente di “noi” in riferimento allo schieramento politico vicino all’ex assessore regionale.

La richiesta della foto della scheda

Uno degli aspetti più gravi emersi dalle indagini è la richiesta, a più riprese, della fotografia della scheda elettorale. La stessa sarebbe servita per verificare la fedeltà del voto promesso. Una dinamica che, se confermata, costituirebbe una violazione gravissima della libertà e segretezza del voto, già punita dalla legge.

In particolare, viene ricostruito un episodio in cui Di Mauro chiede conferma di un voto a Alesci, il quale lo rassicura dopo aver avuto un colloquio con una consigliera. Successivamente, è lo stesso Alesci a chiedere a Sutera Sardo conferma del voto e la fotografia. Gli investigatori hanno collegato direttamente le due conversazioni.

La faida politica e il “peso” di Cuffaro

Non mancano riferimenti diretti anche alla politica regionale. In una conversazione registrata, Sutera Sardo chiede ad Alesci se, nonostante i dissapori con il presidente Schifani, Di Mauro comandi ancora. La risposta affermativa apre a un’analisi: secondo l’imprenditore, se alle provinciali Di Mauro e Gallo (altro potente della zona) avessero perso, Totò Cuffaro li avrebbe “schiacciati” politicamente, affermando un nuovo asse di potere.

Il quadro che emerge è quello di una strategia coordinata e sistemica per mantenere il controllo sugli equilibri istituzionali e sugli appalti pubblici, con evidenti punti di contatto tra politica, imprenditoria e pubblica amministrazione.

Conclusione

La Procura, coordinata dal Procuratore Giovanni Di Leo, continua a indagare su una vicenda che – al di là delle singole responsabilità penali, ancora da accertare – delinea un sistema clientelare e condizionante che rischia di minare gravemente la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Nel frattempo, l’eco dell’inchiesta si riflette non solo nei tribunali ma anche nei palazzi della politica siciliana, dove troppe carriere sembrano fondarsi più sulla fedeltà che sul merito, e dove la trasparenza resta ancora una promessa.

Fonte: Grandangolo Agrigento
Articolo del 2 giugno 2025

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