Nel nostro articolo “Agrigento, il mistero del bike sharing: 270 mila euro di fondi pubblici, bici scomparse e silenzio del Comune” avevamo denunciato come il servizio di bike sharing elettrico, avviato in pompa magna nel 2023 e costato alle casse pubbliche 270 mila euro, fosse sparito senza alcuna spiegazione.

Oggi possiamo dire di più: le bici non circolano perché sono state volutamente tenute nascoste.
Report Sicilia le ha rintracciate, tutte insieme, parcheggiate in un magazzino comunale — i locali dell’ex Circolo Combattenti e Reduci — con i vetri oscurati di proposito, per impedire a chiunque di vedere cosa vi fosse all’interno.


Un “mistero” coperto dal silenzio istituzionale

Per mesi, dall’assessore competente al dirigente responsabile, fino al sindaco, la risposta è stata una sola: nessuna risposta. Nessuna spiegazione sul perché le bici fossero state ritirate, dove fossero custodite o come si intendesse rilanciare il servizio.

E c’è di più: siamo venuti a conoscenza che nessuno dei dipendenti comunali saprebbe dove siano le chiavi di quel magazzino.
Secondo indiscrezioni, anche le chiavi sarebbero “ben custodite” da poche persone, proprio per impedire che venga scoperto dove le bici sono state nascoste.


Un progetto mai decollato

Il servizio di bike sharing elettrico doveva essere un simbolo di mobilità sostenibile per Agrigento, con 60 bici e stazioni dedicate. Invece, dopo un breve avvio, il sistema è stato smantellato, le bici accumulate in un deposito e i fondi spesi senza alcun ritorno per la comunità.


La domanda che resta

Perché nascondere le bici invece di rimetterle in servizio?
Quanti soldi pubblici sono stati buttati in questa operazione?
E soprattutto: chi si assumerà la responsabilità politica e amministrativa di questo fallimento?

Le biciclette elettriche, simbolo di un progetto che doveva guardare al futuro, sono oggi il monumento a un’occasione sprecata, rinchiuse dietro porte chiuse a chiave… e di cui, ufficialmente, nessuno sa dove siano le chiavi.