In tutta Italia la Notte Bianca è sinonimo di cultura, musica, intrattenimento fino all’alba. Ad Agrigento invece la musica si è spenta alle 00:35, tra lo stupore generale e l’assenza di spiegazioni credibili. Un addetto ai lavori racconta la verità più scomoda: “Non capiscono il mondo della notte, non ci sono mai stati.” E mentre altrove si cresce, qui si torna indietro di trent’anni.
In tutta Italia, quando si parla di Notte Bianca, si fa riferimento a un evento speciale: una lunga notte di cultura, arte, musica, intrattenimento.
Una città che non dorme, che si anima, che accoglie turisti e cittadini fino all’alba con musei aperti, spettacoli, concerti, eventi enogastronomici, performance artistiche. Un format consolidato, collaudato, pensato per valorizzare il territorio e generare economia.
Ad Agrigento, invece, si è assistito a una reinterpretazione tutta locale del concetto. Una Notte Bianca annunciata in pompa magna, ma spenta alle 00:35, proprio mentre la gente iniziava a scaldarsi, mentre i locali si riempivano, mentre la piazza – una volta tanto – sembrava viva.
E nessuno, né il sindaco, né l’assessore competente, né l’organizzazione, ha saputo o voluto spiegare il motivo. Solo una risposta – tra l’ironico e l’offensivo – che ha lasciato tutti interdetti:
“Avevamo detto Notte Bianca, ma non fino a che ora sarebbe durata…”
Come dire: “Vi avevamo promesso una pizza, mica che fosse calda”.
Dietro il sipario calato in fretta, resta lo sconcerto di chi ha lavorato, organizzato, promosso l’iniziativa, e soprattutto della cittadinanza, che ancora una volta si sente presa in giro.
Un addetto ai lavori, con amara lucidità, ha raccontato a Report Sicilia ciò che molti pensano ma pochi hanno il coraggio di dire:
“Sai qual è il problema? Questi non li colpisce nemmeno il prezzo delle cose, perché non sono mai stati per strada. Non sanno cos’è il mondo della notte, non l’hanno mai vissuto. Non sanno dove si va a fare colazione alle 4 del mattino, chi sono i ragazzi che trainano la movida, quali sono i punti di riferimento.
È come chiedere a uno di Bergamo di organizzare una serata a San Leone: non ha senso. Ma il punto non è solo questo: non si appoggiano a chi ha competenze. Pensano di sapere tutto, e invece s’improvvisano.
Con tutti i soldi che ci sono per città della cultura, bastava investire anche solo 100.000 euro su via Atenea per tre mesi: 10-15.000 euro a settimana e si faceva il botto. Invece nulla. Perché non hanno testa, e non hanno umiltà.”
Ma la cosa più grave è un’altra, e riguarda il clima culturale e civile che si respira in città.
La cosa più grave è che nessuno degli addetti ai lavori, stampa compresa, sta evidenziando ciò che è accaduto. In una terra di mafia, dove tutti parlano di antimafia, nascondere l’evidenza è una cosa gravissima. E chi, col silenzio, vuole occultare anche queste nefandezze, per poi cercare le responsabilità altrove, non fa altro che alimentare questo stato di cose. Mentre altre realtà crescono, Agrigento arretra di oltre 30 anni.
E per rendere il quadro ancora più paradossale, mentre in città – nella Notte Bianca organizzata dal Comune – la musica si spegneva alle 00:35 su ordine non meglio identificato, in una discoteca privata la musica continuava a rimbombare assordante fino alle 3 di notte, lasciando i residenti senza pace e senza appigli.
C’è chi, esasperato, ha commentato con amarezza:
“Non sappiamo più a che santo votarci… neanche San Calò può farci qualcosa ormai.”
Una città spenta da chi dovrebbe accenderla, e assordata da chi dovrebbe essere regolato.
Anche questa volta, vissero… in silenzio dove c’era musica e nel rumore dove ci voleva quiete.
VADEMECUM DA UTLIZZARE IN CASO DI ALTRI EVENTI DA ORGANIZZARE:
https://it.wikipedia.org/wiki/Notte_bianca

