Editoriale di Giuseppe Di Rosa
Da giorni c’era chi parlava di “chiacchiere da bar”, chi mi dava del visionario, chi addirittura mi ha diffamato solo perché raccontavo ciò che in città era evidente a tutti. Dai tavolini di Porta di Ponte a San Leone, dalle piazze ai social, il mormorio era sempre lo stesso: qualcosa stava per saltare.
Oggi i fatti lo dimostrano: avevo ragione io.
La cacciata dell’assessore Costantino Ciulla, notificata con l’atto del messo comunale come fosse un avviso di sfratto, non è stata solo un’umiliazione personale, ma il segnale di una giunta arrivata al capolinea. Il sindaco Francesco Miccichè cerca ancora di raccontare che non c’è rottura con Fratelli d’Italia, appellandosi alla presenza in giunta di Piparo e Alfano. Ma i vertici del partito hanno già preso posizione: la spaccatura è netta e la crisi politica è ufficiale.
Io l’avevo scritto: dopo l’affronto a Ciulla, Alfano e Piparo non avrebbero potuto reggere a lungo. Non era un attacco gratuito, ma una semplice lettura politica. Oggi la sospensione degli assessori meloniani dalle riunioni di giunta e la convocazione straordinaria con l’assessore regionale Giusi Savarino confermano parola per parola quanto da me previsto.
C’è chi in passato si è permesso di dire: “Ma Di Rosa cu minchia è? È il nostro referente?”. Io non devo essere referente di nessuno. Io faccio informazione, collego i fatti e anticipo le verità che altri preferiscono nascondere. E ogni volta il tempo mi dà ragione.
Non è la prima volta ed ecco alcuni esempi:
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AICA e la crisi idrica: quando denunciavo la mala gestione e i giochi di potere, mi accusavano di allarmismo. Oggi Agrigento resta senz’acqua e la Procura indaga.
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Villa del Sole: segnalavo abusi e silenzi, e mi definivano “disturbatore”. Oggi è sotto gli occhi di tutti: un cantiere abusivo mai sanato davvero.
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ASACOM: quando gridavo allo scandalo dei tagli ai bambini disabili, qualcuno minimizzava. Oggi le famiglie soffrono per omissioni inaccettabili.
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I SUV del Comune: fondi destinati alla solidarietà spesi per comprare macchine che non servono neppure ai disabili. All’inizio sembrava eccessivo, ora è una vergogna certificata.
Agrigento non meritava tutto questo. La città che avrebbe dovuto vivere il 2025 da Capitale Italiana della Cultura è invece piegata da una classe politica inadeguata, arrogante e distante dai cittadini, e da una stampa troppo spesso sottomessa e compiacente, che ha preferito voltarsi dall’altra parte mentre un’occasione storica veniva trasformata in un fallimento sotto gli occhi di tutti.
Io, Giuseppe Di Rosa, continuerò a fare quello che ho sempre fatto: dire le cose come stanno. Anche quando a qualcuno fa comodo definirmi visionario, disturbatore o diffamatore. Perché alla fine, sempre, la verità viene a galla.

