Agrigento – Ancora una volta, i cittadini agrigentini sono costretti a osservare impotenti lo sfregio di uno dei loro luoghi simbolo: la Villa del Sole. Invece di essere un esempio di bellezza verde e patrimonio naturale, oggi la Villa del Sole rappresenta l’emblema di una politica miope e disinteressata alla tutela del bene pubblico. Con l’incredibile iniziativa chiamata “Un albero per la salute,” si tenta di mascherare l’assassinio della villa con una finta parvenza di impegno ecologico. Ma per noi agrigentini è una beffa, un’autentica provocazione.
Chi si erge a “paladino” della salute ambientale sembra aver dimenticato, o meglio ignorato, le proprie responsabilità. L’amministrazione locale ha sottratto mille metri quadrati di verde pubblico alla città, abbattendo alberi che avrebbero potuto continuare a vivere e crescere, per far spazio al cemento. Questa iniziativa – che in qualunque altra città sarebbe vista come un tentativo di promuovere l’ambiente – ad Agrigento assume un significato ben diverso: è l’ennesima dimostrazione di arroganza politica e di disprezzo per il patrimonio naturale cittadino.
La Villa del Sole non è stata solo un parco, è stata un luogo di ritrovo, un simbolo di cultura e bellezza, dove i cittadini potevano godere di un po’ di verde e di ombra. In passato, era adornata anche dal busto di Pirandello, un omaggio all’intellettuale agrigentino che tanto ha dato alla nostra cultura. Ma oggi, quel busto è stato rimosso, l’ingresso è stato chiuso ai visitatori e l’intera area è stata sacrificata per un discutibile “progresso.”
C’è un sentimento di rimpianto e delusione tra chi, come me, ha vissuto e amato questa città. La distruzione di un bene comune come la Villa del Sole non è solo una questione ambientale, ma anche culturale. Con questo scempio si cancella la memoria storica e si impedisce alle nuove generazioni di godere di un patrimonio che apparteneva a loro per diritto.
La politica, anziché riconoscere l’errore e tentare di rimediare, si autocelebra, sfidando il buonsenso e la dignità dei cittadini. Questa arroganza non solo ferisce, ma rappresenta anche il sintomo di una deriva in cui il lecito diventa illecito e viceversa, in cui la parola data e i principi sono sacrificati sull’altare dell’interesse personale e dell’apparenza.
È tempo che Agrigento si rialzi, che i cittadini trovino la forza di reagire a questi continui atti di violenza contro il loro territorio. Il cambiamento è possibile, ma solo se i cittadini lo vogliono davvero. Perché senza una visione di futuro, e senza dare spazio ai giovani che rappresentano il nostro domani, non si potrà costruire nulla di duraturo. Agrigento può e deve essere migliore.
Il nostro appello è semplice: rispettiamo ciò che di bello ancora rimane, valorizziamolo, e impariamo dagli errori. La bellezza, l’ambiente e la cultura non sono optional, ma la base su cui si costruisce una città vera, per tutti.