Agrigento, via Imera ancora a rischio: nuovo intervento AICA nei pressi della stazione dei pullman
Strade che crollano e sottosuolo fragile: continua l’emergenza nel cuore della città
Agrigento continua a fare i conti con un’emergenza stradale invisibile ma sempre più pericolosa: quella del sottosuolo instabile, soggetto a cedimenti, cavità e infiltrazioni. Dopo l’intervento in via Imera all’altezza del distributore di carburante Eni, oggi – 2 maggio 2025 – i tecnici dell’AICA (Azienda Idrica Comuni Agrigentini) sono nuovamente al lavoro in via Imera, proprio a ridosso del piazzale Rosselli, adiacente alla stazione dei pullman.
L’intervento si è reso necessario in seguito al cedimento del manto stradale avvenuto dopo una precedente riparazione. Le immagini documentano chiaramente la gravità della situazione: un escavatore in azione, operai nel sottosuolo e il traffico deviato per consentire la messa in sicurezza dell’area.
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👉 https://reportsicilia.it/dopo-via-acrone-ora-rischia-di-sprofondare-anche-via-imera-il-pericolo-invisibile-sotto-le-strade-di-agrigento
Una città fragile: i rischi sotto i piedi degli agrigentini
Ciò che sta emergendo in questi giorni è il volto fragile e compromesso del tessuto urbano di Agrigento. Le vie principali – come via Acrone, via Imera e altre arterie del centro – sembrano poggiare su un terreno sempre più friabile, scavato nel tempo da infiltrazioni idriche, tubature obsolete e manutenzione carente.
Il rischio sprofondamento non è più una possibilità, ma una realtà concreta. E la preoccupazione cresce, soprattutto in zone ad alta frequentazione come quella del piazzale Rosselli, dove transitano ogni giorno studenti, lavoratori e turisti in arrivo con i pullman.
Servono indagini strutturali e un piano straordinario
Gli interventi spot – pur necessari – non bastano più. È urgente che l’amministrazione comunale, insieme agli enti gestori dei servizi (come AICA), avvii un monitoraggio strutturale completo del sottosuolo urbano. Solo con una mappatura delle criticità si potrà prevenire il peggio.
Nel frattempo, le immagini dell’ennesimo scavo diventano la fotografia di una città che cede, non solo nel terreno ma anche nella programmazione e nella cura del proprio spazio pubblico.



