La Collezione Philippone era stata donata nel 2013 al Comune di Agrigento per essere esposta in maniera permanente all’ex Collegio dei Filippini. Oggi le opere risultano rimosse e la figlia dell’artista minaccia azioni legali.
Che fine ha fatto la Collezione permanente delle opere pittoriche del maestro Giovanni Philippone? È la domanda che da settimane si pongono cittadini, amanti dell’arte e, soprattutto, Stella Filippone, figlia dell’artista ed erede delle sue opere.
Dal 2013 le 22 tele ad olio del pittore agrigentino – apprezzato da Milano a Parigi, celebrato da Leonardo Sciascia come “il cantore dell’estate” – erano esposte all’ultimo piano del Collegio dei Padri Filippini, nella pinacoteca comunale, in tre sale dedicate all’artista. Una collocazione frutto di una donazione ufficiale al Comune di Agrigento, siglata con delibera n. 49/2013, determinazione 251/2013 e contratto sottoscritto il 10 maggio 2013, che impegnava l’ente comunale alla tutela, valorizzazione ed esposizione permanente delle opere.
Eppure oggi, a museo virtuale “Metaphorà” inaugurato, le tre sale sono vuote. Nessuna opera in mostra. Nessuna comunicazione ricevuta dalla famiglia Philippone. Nessuna risposta alle numerose lettere e PEC inviate da Stella Filippone, che dichiara:
«Non ho mai ricevuto alcuna comunicazione da parte dell’Amministrazione comunale circa la chiusura, tre anni fa, del museo. Ora chiedo notizie sull’attuale ubicazione delle opere, sulla loro conservazione, così da assicurare il rispetto dell’articolo 5 del contratto di donazione».
La figlia dell’artista sottolinea che la proprietà delle opere resta alla famiglia, ma il Comune potrà conservarle solo se saranno nuovamente esposte in ambienti idonei e aperti al pubblico, come da accordi. In caso contrario, si riserva di agire legalmente.
La vicenda è stata denunciata anche dal quotidiano La Sicilia in un articolo a firma di Lorenzo Rosso pubblicato il 16 luglio 2025, che evidenzia come l’intero palazzo dei Filippini, dopo l’inaugurazione del nuovo museo virtuale costato 1,4 milioni di euro, risulti ancora aperto solo parzialmente, con piani interdetti, locali in cantiere e opere d’arte rimosse per motivi mai chiariti.
Anche la Collezione Sinatra risulta mutilata: sette quadri dell’Ottocento sono assenti, forse “prestati” o usati per arredare uffici e spazi istituzionali. Tra le pareti restano solo le gigantografie di Gianbecchina e Philippone, ma non le loro opere.
Un museo dimezzato, una promessa tradita.
Per un artista come Philippone, scomparso nel 1993 ma ancora vivo nell’immaginario culturale agrigentino, la sparizione della sua collezione è una ferita per l’intera città.
Agrigento, Capitale Italiana della Cultura 2025, deve delle risposte.
Non solo alla famiglia dell’artista, ma alla memoria collettiva che rischia di essere calpestata per far posto a installazioni virtuali e operazioni di facciata.
Report Sicilia continuerà a seguire la vicenda fino a quando le opere non torneranno al loro posto.
📌 Fonte: La Sicilia, 16 luglio 2025, articolo di Lorenzo Rosso.

