Mentre il Presidente della Regione Renato Schifani e l’ex Prefetto di Palermo Maria Teresa Cucinotta prendono atto della realtà di una città impreparata sotto ogni punto di vista per affrontare il titolo di “Capitale italiana della cultura 2025”, il mondo delle associazioni agrigentine sembra avere altre priorità. Piuttosto che affrontare le criticità che da anni affliggono Agrigento – prima fra tutte l’emergenza idrica, giunta a livelli storicamente mai raggiunti – le associazioni hanno deciso di concentrarsi sulla programmazione di eventi, spettacoli e rassegne culturali.

Il recente documento presentato per la creazione dell'”Osservatorio permanente” sottolinea la necessità di rilanciare l’economia locale attraverso eventi culturali permanenti, spostando il dibattito sulla gestione dei fondi e delle iniziative legate all’anno della cultura. Tuttavia, la realtà cittadina racconta una storia ben diversa: carenza di acqua, strade sporche, trasporti inefficienti e servizi essenziali inesistenti.

La cultura dovrebbe rappresentare il valore aggiunto di una città ben funzionante, con servizi efficienti e una gestione adeguata delle necessità primarie. Invece, ad Agrigento sembra essere diventata la foglia di fico dietro cui nascondere una situazione di degrado e abbandono, con l’Amministrazione e la Fondazione impegnate più nella gestione di spettacoli che nella risoluzione dei problemi strutturali.

Viene da chiedersi: gli uomini di cultura agrigentini, esclusi dalle decisioni di gestione dell’evento, vogliono davvero cambiare la città o sono disposti a collaborare con l’Amministrazione solo per garantire una maggiore presenza di eventi culturali? La domanda resta aperta, ma una riflessione è d’obbligo: è possibile che nessuno si preoccupi delle reali condizioni della città?

L’acqua nelle case degli agrigentini manca da giorni, mentre le iniziative culturali si moltiplicano. Chi trae davvero beneficio da questa programmazione culturale? La città e i suoi abitanti, o una ristretta cerchia di organizzatori e promotori? Se la cultura non viene accompagnata da un miglioramento concreto dei servizi essenziali, rischia di diventare solo un’illusione per nascondere le vere difficoltà della città.

NOTA STAMPA DELL’Osservatorio permanente

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