Nella città che si prepara a essere Capitale Italiana della Cultura 2025, le parole del sindaco Franco Micciché, pronunciate in un’intervista a una nota emittente, hanno lasciato perplessi molti cittadini. Un intervento in cui il primo cittadino ha affrontato temi cruciali per la città con un tono sicuro e privo di esitazioni, ma che, a detta di molti, ha sollevato più domande che risposte.

La macchina organizzativa e i ritardi

Il sindaco ha attribuito i ritardi nella programmazione degli eventi legati al titolo di Capitale della Cultura principalmente alla politica e alla burocrazia, definendoli un “gioco tra le parti”. Tuttavia, ha assicurato che, superati gli ostacoli, la macchina organizzativa è ora pronta a partire. Una dichiarazione che non ha convinto tutti, soprattutto considerando le critiche mosse alla gestione di alcuni progetti fondamentali per il rilancio della città.

La questione dei loghi: Telamone e la “A”

Uno dei punti più controversi dell’intervista riguarda la scelta di utilizzare due loghi distinti per rappresentare Agrigento Capitale della Cultura. Il sindaco ha spiegato che il Telamone, parte integrante del progetto vincente, è stato affiancato da un nuovo logo – la vocale “A” – per promuovere i programmi attuali. Una spiegazione che ha lasciato perplessi molti cittadini: se il Telamone rappresenta il progetto vincente, perché creare un nuovo logo? Non sarebbe stato più coerente mantenere un’unica immagine identificativa?

Villa del Sole e le radici “miracolose”

Tra le risposte più discusse c’è quella relativa alla demolizione della Villa del Sole per la costruzione di un asilo. Il sindaco ha affermato di aver salvato la sede dell’Intendenza di Finanza dall’insidia delle radici degli alberi presenti nella villa, seguendo il suggerimento di agronomi. Una dichiarazione che ha suscitato incredulità: secondo i cittadini, sarebbe interessante conoscere i nomi di questi esperti botanici, dato che le radici avrebbero dovuto percorrere ben 180 metri con un dislivello di oltre 80 metri, attraversando strade e marciapiedi.

Inoltre, il sindaco non ha menzionato che, per la realizzazione dell’asilo, è stata distrutta una superficie verde di oltre mille metri quadrati. Questo dettaglio, considerato cruciale da molti, sembra essere stato volutamente ignorato nell’intervista.

Nessun rimpianto

Alla domanda se avesse qualcosa da rimproverarsi, il sindaco ha risposto con un netto “no”. Una presa di posizione che molti avrebbero voluto diversa, soprattutto in merito allo scempio della Villa del Sole. Ammettere e riconoscere eventuali errori, secondo i cittadini, sarebbe stato un gesto di responsabilità e umiltà, ma il primo cittadino ha ribadito di aver agito per il bene della città.

Conclusioni

L’intervista del sindaco Micciché ha messo in luce un’Amministrazione che sembra voler minimizzare le criticità e giustificare le scelte fatte, anche a costo di ignorare le voci critiche e le preoccupazioni dei cittadini. In una città che si prepara a un anno di grande visibilità, i cittadini chiedono trasparenza e coerenza. Come sottolineato da molti, non ammettere le proprie colpe è un errore imperdonabile, soprattutto quando si ricopre un ruolo di responsabilità pubblica.

La città dei paradossi, come molti la definiscono, si trova ancora una volta a fare i conti con verità che sembrano albergare altrove, lasciando Agrigento a interrogarsi su quale futuro la attenda.

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