C’è un pezzo di Agrigento che non appare nei comunicati ufficiali, negli slogan e nei video promozionali. Un pezzo nascosto fra gli alberi, dove il silenzio del bosco è rotto solo dal rumore dei rifiuti calpestati e dal lamento sommesso di alcuni cuccioli.
Siamo nel boschetto tra Via Minerva e Via Papa Luciani, una zona di pendio boscato che si affaccia sulla città e che confina con un’area ad alta sensibilità strategica, riconducibile a impianti e strutture di interesse militare.
In questo luogo, che dovrebbe essere custodito e sorvegliato, abbiamo documentato una discarica a cielo aperto e insediamenti abusivi ormai stabili, nascosti dalla vegetazione e difficilmente rilevabili senza l’ausilio del drone.
Baracche e rifiuti ovunque
Le immagini mostrano chiaramente strutture di fortuna, realizzate con lamiere, lotti di ferro e materiale di risulta, utilizzate come ricoveri o depositi.
Attorno, frigoriferi, lavatrici, elettrodomestici smontati, plastica, copertoni, contenitori, reti metalliche e materiali non biodegradabili sparsi sul terreno.
Si tratta di rifiuti speciali e potenzialmente pericolosi, che dovrebbero essere smaltiti in centri autorizzati e che invece sono stati abbandonati direttamente sulla terra, con evidente rischio di contaminazione del suolo e delle falde.
Cani lasciati in condizioni critiche
Fra le baracche si muovono cani randagi e cani verosimilmente detenuti nel sito, alcuni dei quali cuccioli, molto magri e denutriti, costretti a vivere e alimentarsi tra i rifiuti.
Un quadro che richiama ipotesi di maltrattamento e detenzione non conforme, con profili che riguardano la tutela del benessere animale ma anche la sanità pubblica.
Un paradosso inquietante: tutto questo accade a pochi metri da una zona militare
La vicinanza con un’area classificata come sensibile solleva interrogativi pesanti:
-
Chi si è insediato in quell’area?
-
Da quanto tempo la situazione è nota?
-
Perché non è stato eseguito alcun intervento di controllo, sgombero e bonifica?
-
Come è possibile che un bosco vincolato sia diventato terra di nessuno?
Agrigento reale, non Agrigento raccontata
Mentre si celebrano tavoli, bandi, eventi e comunicati sulla Capitale Italiana della Cultura 2025, la città reale continua a mostrare ferite aperte e dolorosamente ignorate.
Questo bosco non è periferia estrema, non è nascosto in una contrada difficilmente raggiungibile:
è a pochi minuti dal centro abitato, tra case, scuole, e arterie di collegamento.
Cosa chiediamo
Alla luce di quanto documentato, Report Sicilia chiede formalmente:
-
l’immediata verifica dell’area da parte del Comune di Agrigento anche con i servizi sociali;
-
l’intervento dei Carabinieri Forestali e della Polizia Locale – Nucleo Edilizia;
-
la presa in carico dei cani da parte del Servizio Veterinario ASP;
-
l’avvio delle procedure di bonifica ambientale e ripristino dei luoghi;
-
la valutazione della situazione sotto il profilo penale e amministrativo.
Agrigento non può più permettersi di girare lo sguardo dall’altra parte.
Ciò che abbiamo documentato è una ferita aperta nella città.
E le ferite, per guarire, vanno prima riconosciute. Poi curate. E poi impedite.








