villa del sole

Documento alla mano. Alla nostra PEC di ieri sulla nuova piattaforma in calcestruzzo alla Villa del Sole, la Soprintendenza BB.CC.AA. di Agrigento ha risposto con una diffida al Comune: chiede una relazione tecnica “sull’opera in questione” e la dismissione del manufatto se privo di autorizzazione. Fin qui i fatti, attestati nella nota prot. 10118 del 20/10/2025 (firmata digitalmente dal dirigente ad interim Vincenzo Rinaldi).

Cosa c’è (e cosa non c’è) nella diffida

  • C’è il richiamo generico alla tutela paesaggistica ex D.Lgs. 42/2004.

  • Non c’è alcun riferimento esplicito al fatto che Villa del Sole ricade nel “centro storico di origine antica”, soggetto a vincolo ex art. 136, lett. c), Codice dei beni culturali: il livello di protezione più alto.

  • Non c’è l’inoltro immediato alla Procura della Repubblica di un’informativa di reato in presenza di presunti abusi in area vincolata, né l’invito a sequestro preventivo dell’area per impedire l’aggravarsi del danno.

Perché questo è grave? Perché lo stesso presupposto di vincolo (art. 136, lett. c) è stato richiamato pochi mesi fa nel caso del traliccio delle Ferrovie alla Stazione Centrale, dove fu disposto il sequestro. Due pesi e due misure sul medesimo principio di tutela? È la domanda che poniamo pubblicamente.

Una tutela “a metà” in un luogo dove la legge ammette zero cemento

La foto scattata oggi (pubblichiamo in pagina) mostra una piattaforma in cemento armato con ferri di ripresa, gettata accanto a manufatti storici e dentro un giardino pubblico storico, dove la legge non consente nuove volumetrie. In un simile contesto, una semplice diffida amministrativa è oggettivamente inadeguata. Qui serve polizia giudiziaria e Procura, non un giro di carte tra uffici.

Le responsabilità istituzionali

Al Soprintendente pro tempore chiediamo conto di tre punti essenziali:

  1. Perché la nota non menziona il vincolo art. 136, lett. c in modo espresso, come fatto in altri casi analoghi?

  2. Perché non è stato richiesto l’immediato sequestro del cantiere per impedire l’ulteriore consolidamento del danno in un bene paesaggistico-storico tutelato?

  3. Perché non è stata inviata notizia di reato alla Procura (o segnalato formalmente l’illecito edilizio in area vincolata) lasciando invece tutto sul piano della “relazione tecnica” del Comune che, peraltro, è soggetto attuatore delle opere?

Questi non sono formalismi: sono linee di confine tra una tutela effettiva e una tutela di facciata.

Precedente recente: Stazione Centrale

Nel caso del traliccio FS, su identico titolo di tutela (art. 136, lett. c) si è proceduto con sequestro. Alla Villa del Sole – stesso vincolo, stesso centro storico – si lascia proseguire il cantiere in attesa di relazioni. Perché? Chi se ne assume la responsabilità?

Cosa chiediamo, subito

  • Al Comando di Polizia Locale – Nucleo antiabusivismo e ai Carabinieri – Nucleo tutela: sopralluogo urgente con informativa di reato.

  • Alla Procura della Repubblica: valutare i presupposti per sequestro preventivo del cantiere.

  • Alla Soprintendenza: integrazione della nota con esplicito richiamo all’art. 136, lett. c e richiesta formale di interruzione lavori.

  • Al Comune: pubblicare atti, tavole di progetto e varianti; in assenza, ordinanza di sospensione.

  • Al Prefetto: coordinamento dei controlli, vista la reiterazione di opere in un sito iper-tutelato.

Aggiungiamo una considerazione politica netta: la Villa del Sole è un bene identitario della città, non un sedime qualsiasi. Davanti a una colata di cemento in un luogo assolutamente inedificabile, una diffida senza denuncia equivale, nella sostanza, a lasciare correre.

Noi non ci stiamo. Continueremo a documentare, segnalare e pretendere atti conseguenti, non carteggi interlocutori.

AGRIGENTO – Villa del Sole, spunta una nuova piattaforma in cemento: l’ennesimo abuso negli abusi dell’abusivo

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