Si moltiplicano in questi giorni i casi di genitori che  hanno deciso di portare in tribunale il Comune per difendere il diritto allo studio dei propri figli minori disabili. Basta consultare  in questi giorni gli atti e le informative dell’albo pretorio del Comune di Agrigento per leggere le sempre più numerose determine sindacali riguardanti le richieste di autorizzazione da parte dell’amministrazione comunale di costituirsi  con un proprio legale nei giudizi promossi dinanzi al Tribunale di Agrigento o di Palermo per difendersi dai ricorsi di questi genitori.

Le vicende giudiziarie riguardano la mancata assegnazione – secondo i genitori che fanno causa – delle ore necessarie da assegnare ad un assistente alla comunicazione, figura fondamentale per garantire l’inclusione scolastica degli alunni con disabilità.

Tra i vari casi, segnaliamo quello di una madre che ha fatto ricorso, affinché il proprio figlio minorenne, affetto da una disabilità certificata, ottenga  un supporto di 20 ore settimanali da parte di un assistente alla comunicazione, come indicato nel Piano Educativo Individualizzato (PEI), giacche il Comune di Agrigento avrebbe assegnato, secondo l’accusa,   soltanto 16 ore, riducendo così la possibilità del ragazzo di partecipare pienamente alla vita scolastica.

Il Piano Educativo Individualizzato (PEI) viene elaborato dai docenti del consiglio di classe, con il supporto dell’Unità di Valutazione Multidisciplinare (UVM) dell’ASL e la partecipazione attiva dei genitori e di altre figure professionali.

La madre ha agito in proprio e in qualità di esercente la responsabilità genitoriale, sostenendo che tale condotta (assistenza per 16 ore settimanali piuttosto che venti)  rappresenti una discriminazione scolastica. Per questo motivo, ha richiesto al Tribunale una misura cautelare per ottenere l’assegnazione immediata delle 20 ore settimanali.

Il Comune dinanzi a casi del genere, che stanno diventando sempre più numerosi,  si costituisce sempre in giudizio, per difendere la posizione dell’Ente.

La legge 104 del 1992 e il decreto legislativo 66/2017 parla chiaro: gli alunni con disabilità hanno diritto a misure concrete di supporto, tra cui l’assistente alla comunicazione.

La questione va oltre il singolo caso giudiziario: è un campanello d’allarme per una istituzione locale, chiamata a garantire pari opportunità educative. Perché il diritto all’istruzione, per ogni bambino, deve essere più di un principio scritto sulla carta.

Mentre decine e anche centinaia di migliaia di euro vengono assegnate ad associazioni ed enti per allestire eventi,  che in non pochi casi hanno visto quest’anno una modesta attenzione da parte dei cittadini (e con criteri che hanno destato non poche perplessità persino da parte della Corte dei Conti), molte famiglie agrigentine ritengono che i propri figli vengano privati di ore fondamentali per l’esercizio allo studio e ricorrono ai tribunali per ottenere giustizia. Negli anni recenti non sono stati pochi i casi in cui i Tribunali hanno dato ragione ai genitori. Non sappiamo ancora se questa sarà la conclusione anche dei casi riguardanti l’anno scolastico in corso, ma  se così sarà, se i tribunali daranno ragione a questi genitori, registreremo  un altro grave  insuccesso del Comune di Agrigento nell’anno in cui la Capitale della Cultura avrebbe dovuto garantire innanzitutto il diritto allo studio agli studenti disabili,  prima di finanziare, ad esempio,  eventi come il primo soccorso per i cetacei e le tartarughe marine (ma anche prima qualunque altro evento culturale).

Autore