Agrigento – La società idrica pubblica AICA è sempre più in affanno. I conti correnti aziendali presentano dotazioni ormai insufficienti perfino a coprire le spese correnti, e la situazione finanziaria appare ogni giorno più precaria.
Tra i creditori principali figura Siciliacque, il gestore di sovrambito che vanta nei confronti di AICA crediti per circa 22 milioni di euro.
Secondo indiscrezioni raccolte da Report Sicilia, nel mese di settembre AICA avrebbe saldato solo un terzo della fattura emessa da Siciliacque per la fornitura di acqua: appena 300.000 euro a fronte di un importo complessivo di un milione di euro.
Una cifra che fotografa la reale tenuta di una società ormai a rischio collasso economico.
Rating negativo e debiti fuori controllo
La difficoltà di onorare i pagamenti correnti rafforza la posizione di Siciliacque, che ha respinto la proposta transattiva avanzata da AICA, con cui la società agrigentina si era offerta di pagare 15 milioni di euro a fronte di un debito di 20 milioni.
Un piano giudicato irrealistico dai vertici regionali di Siciliacque, che hanno motivato il rifiuto citando il rating negativo di AICA e la sua incapacità di garantire i pagamenti futuri.
In altre parole: AICA non avrebbe la liquidità né le garanzie necessarie per rispettare qualsiasi accordo, nemmeno in forma ridotta.
L’appello (disperato) a Schifani
Di fronte all’ennesimo rifiuto, la presidente di AICA, Danila Nobile, ha inviato nei giorni scorsi una richiesta ufficiale di incontro al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, chiedendo un intervento diretto della Regione per “mediare la diatriba tra gestore e società di sovrambito”.
Ma al momento da Palazzo d’Orléans non è arrivata alcuna risposta.
Un silenzio che pesa, e che sembra confermare la mancanza di fiducia istituzionale nei confronti della governance AICA, già duramente criticata da Corte dei Conti, ARERA e Consulta delle Associazioni.
Una gestione al collasso
Il quadro che emerge è drammatico:
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20 milioni di debiti verso Siciliacque;
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fatture pagate solo in parte;
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bilanci non approvati e inadempienze segnalate dagli organi di controllo;
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aumenti tariffari illegittimi dell’11,4% che non hanno coperto i buchi di bilancio;
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e una presidente sempre più isolata in cerca di visibilità personale, che ora cerca sponde politiche per evitare il tracollo.
Intanto i cittadini agrigentini, già vessati da bollette più care del 37% in tre anni, si ritrovano a finanziare un sistema pubblico che non riesce neanche a garantire la continuità del servizio.
Una società nata per rappresentare la “gestione pubblica e trasparente dell’acqua” che oggi, invece, non riesce neppure a pagare chi gliela fornisce.
E che – come denunciato da più fonti – rischia di scivolare da un semplice dissesto amministrativo a una vera e propria bancarotta con responsabilità ben precise.
Agrigento, 21 ottobre 2025
Il punto
AICA non riesce più a pagare i fornitori, ha conti correnti quasi vuoti e debiti milionari.
Il tentativo di transazione con Siciliacque è fallito, Schifani tace, e la società pubblica dell’acqua agrigentina si avvicina sempre di più al punto di non ritorno.

