Dopo anni di silenzio e di opacità gestionale, a muovere un passo concreto contro AICA – Azienda Idrica Comuni Agrigentini non sono stati i vertici politici provinciali o i sindaci, ma due consiglieri comunali di Sciacca, Raimondo Brucculeri e Maurizio Blò.
Con un esposto trasmesso lo scorso 22 agosto 2025 al Dipartimento Regionale dell’Acqua e dei Rifiuti, i due consiglieri hanno denunciato gravi violazioni degli obblighi di trasparenza, segnalando la mancata pubblicazione di atti obbligatori e addirittura l’oscuramento del sito istituzionale di AICA.
Le istituzioni si muovono
Questa denuncia, finalmente, ha “smosso le acque”: la Regione ha infatti chiesto ad ATI e AICA di relazionare con urgenza e ha trasmesso l’esposto a tutti gli organi di controllo: dalla Corte dei Conti al Garante della Privacy, dall’ANAC alla Prefettura di Agrigento, fino all’AgID.
Un coinvolgimento istituzionale che non si era mai visto prima e che dimostra quanto la vicenda non possa più essere ignorata. 33113_ESPOSTO VIOLAZIONI TRASPARENZA AICA_signed_signed
Complimenti a chi ha avuto coraggio
Il plauso va dunque a questi due consiglieri comunali di Sciacca, che hanno avuto la determinazione di portare alla luce un problema che riguarda tutta la provincia. Ma la domanda sorge spontanea: e gli altri?
AICA è composta da 38 Consigli comunali e conta circa 500 consiglieri complessivi. Davanti a una gestione tanto controversa, in tutti questi anni nessuno aveva mai sollevato formalmente la questione della trasparenza.
Che cosa dovremmo dire allora agli altri amministratori che, pur avendo lo stesso dovere istituzionale, hanno scelto la via del silenzio?
Un segnale politico forte
L’esposto di Brucculeri e Blò non è solo un atto di denuncia, ma anche un segnale politico: la trasparenza non è un optional, e chi rappresenta i cittadini non può limitarsi a guardare altrove.
Adesso la palla passa alle autorità di controllo e, soprattutto, ad AICA, chiamata a rispondere alle contestazioni e a dimostrare di essere in grado di garantire legalità e pubblicità degli atti.
Se davvero le “acque” si sono smosse, è solo l’inizio di una battaglia che non riguarda due consiglieri, ma l’intera comunità provinciale.

