“Espulsione illegittima, violato lo Statuto. Annullare subito il provvedimento”

Agrigento – Non si ferma la battaglia delle associazioni civiche escluse dalla Consulta di AICA. Dopo settimane di polemiche, accuse e dichiarazioni pubbliche, otto associazioni – tra cui Codacons Agrigento, Konsumer, Ethikos Aps, Agrigento Punto e a Capo, Associazione Titano, A Testa Alta, Centro Studi De Gasperi e Comitato Civico Cantavenera – hanno presentato una nuova istanza formale al Prefetto di Agrigento, Salvatore Caccamo, chiedendo un incontro urgente e l’annullamento in autotutela del provvedimento di esclusione deliberato dal CdA guidato da Danila Nobile

Secondo le associazioni, la decisione di “epurare” la Consulta violerebbe apertamente lo Statuto dell’azienda speciale pubblica che gestisce il servizio idrico, oltre a rappresentare – si legge nella nota – “un abuso del buon nome delle associazioni scriventi che, sin dalla nascita della Consulta, hanno svolto un ruolo scomodo e critico verso gli organi politici e gestionali della società”.

La ricostruzione dei fatti

Le associazioni ricordano come la Consulta sia stata istituita nel 2022 con un bando pubblico predisposto dal CdA presieduto dall’ing. Castaldi. In quell’occasione – sottolineano – fu avviata un’istruttoria puntigliosa, con verifica dei requisiti e richiesta di documentazione integrativa, che accertò la storicità delle associazioni impegnate nella battaglia per la ripubblicizzazione del servizio idrico.
Per questo, definiscono “illegittima e inutile” la successiva richiesta, da parte del nuovo CdA, di ripresentare la stessa documentazione già agli atti di AICA. Una forzatura che, a loro avviso, avrebbe avuto il solo scopo di inasprire i rapporti con la Consulta fino a determinarne l’estromissione.

“Una vendetta politica?”

Il tono del documento è netto: l’estromissione delle associazioni viene definita “un atto illegittimo, se non addirittura una vendetta politica”, priva di basi statutarie e contraria allo stato di diritto.
La vicenda si inserisce in un contesto già segnato da tensioni: negli ultimi mesi, infatti, la Consulta aveva più volte denunciato il rischio di danno erariale e bancarotta fraudolenta a carico dei sindaci soci AICA per la gestione finanziaria della società, nonché le irregolarità nella governance e la mancanza di requisiti di alcuni membri del neo-nominato CdA.

La richiesta al Prefetto

Per questi motivi le associazioni hanno chiesto al Prefetto di convocare un incontro urgente per ripristinare il rispetto delle norme statutarie e difendere il ruolo della Consulta, definita “organo sociale e non ornamentale” dell’azienda. Parallelamente, hanno intimato al CdA di annullare in autotutela l’atto contestato, “evitando così l’avvio di inutili controversie giudiziarie”.

Un nodo politico-istituzionale

Il caso Consulta AICA si conferma dunque uno dei fronti più caldi della crisi idrica e della gestione della società consortile.
Da un lato, l’amministrazione e il CdA rivendicano la scelta come necessaria per garantire legalità e trasparenza; dall’altro, le associazioni parlano di abuso e forzatura politica, vedendo nella loro esclusione il tentativo di silenziare voci critiche.
Resta ora da capire se il Prefetto Caccamo deciderà di intervenire e se l’assemblea dei sindaci soci AICA vorrà assumersi la responsabilità politica di una vicenda che rischia di avere riflessi non solo istituzionali, ma anche giudiziari.

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