Dopo la smentita di Siciliacque, AICA ribatte: “Accordo firmato e notificato”. Ma chi bleffa? Una farsa di comunicati che lascia cittadini e lavoratori nel caos.
La vicenda dei rapporti tra AICA e Siciliacque somiglia sempre più a una commedia che a una trattativa istituzionale. Dopo la nostra pubblicazione della smentita di Siciliacque, che negava qualsiasi accordo con AICA per lo sblocco dei conti e la rinuncia ai pignoramenti, arriva la durissima replica dell’azienda idrica provinciale.
Nel nuovo comunicato stampa, firmato dall’ufficio di presidenza AICA, si legge che “l’accordo per lo sblocco dei conti correnti esiste, è stato formalmente accettato da Siciliacque e trasmesso anche a Prefettura, Procura della Repubblica e Assessorato Regionale all’Energia”.
AICA entra nel dettaglio:
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il 21 agosto avrebbe inviato la proposta di pagamento immediato di 2 milioni di euro, con rinuncia ai pignoramenti e definizione transattiva entro il 30 settembre;
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il 22 agosto, con PEC n. 8141, Siciliacque avrebbe accettato formalmente l’intesa, impegnandosi a chiudere la posizione entro la stessa data;
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resta in sospeso solo la quantificazione degli interessi, con cifre divergenti (83.585 euro contro 364.306,73 euro).
Di fronte a ciò, la presidente Danila Nobile parla di un comunicato di Siciliacque “lesivo e fuorviante, che nega un accordo scritto e condiviso con le istituzioni”, senza però fare cenno al totale del dovuto che dai 18 milioni dichiarati da lei, oggi è arrivato ai 23 pubblicati da noi e confermati da siciliacque
Ma allora chi bleffa? Da un lato, Siciliacque nega; dall’altro, AICA mostra date, cifre e protocolli. Nel mezzo, i cittadini e i lavoratori restano ostaggi di una vera e propria “discussione in famiglia”, trasformata in una farsa di comunicati stampa che genera solo confusione e sfiducia.
Come abbiamo già evidenziato nel nostro precedente articolo, questa non è una questione privata tra due società: si tratta di un nodo cruciale per il futuro del servizio idrico in provincia di Agrigento. Eppure, invece di certezze e soluzioni, si assiste a uno spettacolo che sembra fatto più di mosse tattiche e contraddizioni che di responsabilità istituzionale.
Il rischio concreto è che a pagare il prezzo di questa commedia dell’assurdo non siano i vertici delle aziende, ma i cittadini che attendono l’acqua nei rubinetti e i lavoratori che non ricevono certezze sul proprio stipendio.

